“I colori dolenti” è il nome della mostra che si terrà nel nuovo complesso del carcere di Rebibbia. I protagonisti sono proprio i nove detenuti oggi artisti e pittori della sezione alta sicurezza Francesco, Vincenzo, Luca (1) e Luca (2), Giuseppe, Ivano, Luigi, Santo e Mario.
Insieme, questa mattina, hanno per la prima volta presenziato all’esposizione dei loro lavori nella sala teatro del penitenziario romano.
I nove animano il laboratorio artistico di Rebibbia nato nel 2015 su richiesta di alcuni degli stessi detenuti.
“Agli inizi – racconta Francesco – non avevamo materiali e mancavano le tele. Disegnavamo su quello che ci capitava come i pacchetti di sigarette“.
“Qui ho toccato i pennelli per la prima volta – aggiunge Vincenzo -. Con noi c’era un compagno di cella che sapeva dipingere. Poi è tornato in libertà. Gli abbiamo di fatto rubato il mestiere. Quello che oggi abbiamo esposto è frutto soprattutto dei nostri sbagli, non solo in senso metaforico. La pittura ci permette di raccontare quello che non riusciamo a esprimere con le parole”.
È proprio Vincenzo, in carcere da 17 anni, a spiegare all’Ansa: “L’idea è nata dopo lo spettacolo teatrale che abbiamo messo in scena nel 2009. Era l’Inferno di Dante e ci colpirono i passaggi in cui il Sommo Poeta scrive “Per me si va nella città dolente” e “lasciate ogni speranza oh voi che entrate!” Noi non siamo stati d’accordo: qui a Rebibbia la speranza non ce la toglie nessuno. I “colori dolenti” sono le nostre esperienze personali, certo, ma non per questo perdiamo la speranza di vita”.
Dei quadri esposti questa mattina a Rebibbia, il critico d’arte Claudio Strinati ha scritto in una lettera letta in teatro: “Chi è in una condizione carceraria anche così dura non può non avere una prospettiva, come ogni altro essere vivente. Questa prospettiva è presente nelle opere che vediamo oggi nella mostra”.
“La crescita artistica dei detenuti – spiega Alessandro Reale, direttore del laboratorio artistico -, è sempre stata costante e lo testimoniano i tanti lavori eseguiti che segnalano oltre alla perseveranza nel frequentare il corso”.
Le tele nate nel laboratorio sono state tutte realizzate con la tecnica ad olio. La mostra è stata introdotta da un video, realizzato dal sostituto commissario di polizia penitenziaria Luigi Giannelli, che entra nelle celle di alta sicurezza e fa parlare i protagonisti. Presenti all’iniziativa, la direttrice del carcere, Rossella Santoro, la senatrice Valeria Fedeli, Luigi Ardini commissario capo comandante, Angela Salvio, magistrato di sorveglianza, Antonella Rasola, direttrice sezione alta sicurezza, e Paolo Masini, presidente BPA – Mamma Roma e i suoi figli migliori, che ha consegnato un premio ai detenuti.
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