Striscia di Gaza: l’Egitto lavora al cessate il fuoco tra Hamas e Israele

Hamas smentisce che si siano presi accordi. un'altra fonte dice lo stesso da parte di Israele ma in il premier Netanyahu avrebbe detto di essere pronto al cessate il fuoco da giovedì 20 mattina (come proposto dagli egiziani)

Un sospensione delle ostilità potrebbe realizzarsi già entro questa settimana, fanno sapere i media israeliani. Sembrerebbe infatti che l’Egitto abbia proposto una tregua a partire dalle 6 di mattina di giovedì 20 maggio. Contraddittorie le informazioni da entrambi i versanti. Inizialmente si era diffusa la notizia che Hamas avrebbe accettato, indiscrezione smentita nel giro di poche ore. Sul versante israeliano, un’emittente televisiva sosteneva che il presidente Benjamin Netanyahu avrebbe informato l’amministrazione Biden di essere pronto al cessate il fuoco, mentre una fonte diplomatica avrebbe affermato che Israele non ha preso nessun impegno a riguardo. Sempre nel corso di una telefonata con il premier israeliano, il presidente degli Stati Uniti sarebbe stato più duro nei toni rispetto alle interlocuzioni precedenti.

Riprendono intanto gli attacchi dell’aviazione israeliana che nella serata di oggi avrebbe colpito nelle zone a est di Khan Younis, riferisce il Times of Israel, e non si fermano i lanci di razzi dalla Striscia di Gaza.

La situazione

Vari mezzi d’informazione israeliani riferiscono – per lo più senza citare fonti – che un cessate il fuoco è effettivamente previsto entro 2-3 giorni, dal momento che entrambe le parti hanno raggiunto i loro principali obiettivi nel conflitto in corso. Tuttavia, una “fonte diplomatica” anonima citata da vari organi di stampa afferma che “contrariamente a quanto riferito stasera, non ci sono accordi o impegni da parte di Israele”. Il notiziario dell’emittente Channel 12 sostiene che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha informato l’amministrazione americana di essere pronto per un cessate il fuoco. Gran parte dei media dello Stato ebraico concordano sul fatto che è stato l’Egitto a proporre una tregua a partire da giovedì alle 6 del mattino. Secondo i media, Hamas, il partito-milizia palestinese che controlla l’enclave costiera di Gaza, avrebbe accettato l’offerta. Posizione poi smentita dal movimento islamista: “Non è vero quanto riferito da media nemici, secondo cui Hamas ha accettato un cessate il fuoco per giovedì, e non sono stati raggiunti accordi o tempi specifici per la tregua“, afferma in una dichiarazione Izzat al Rishq, membro della leadership di Hamas.

Senza esito neppure stavolta la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la quarta in nove giorni, riferisce il Times of Israel citando quattro diplomatici coinvolti nella sessione a porte chiuse di oggi. Nel precedente incontro dell’organismo, gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione congiunta volta a chiedere un cessate il fuoco.

Ma se in pubblico gli Usa sembrano quantomeno poco incisivi con Israele, nel suo ultimo colloquio telefonico con Netanyahu, risalente a lunedì il presidente Biden lo avrebbe avvertito di poter fronteggiare ancora solo per poco la crescente pressione delle comunità internazionale e del Congresso per chiedere che Israele cambi il suo approccio verso Hamas, scrive il New York Times citando due persone a conoscenza del colloquio, e avrebbe chiesto – riporta Associated press –  a Netanyahu di allentare i bombardamenti su Gaza per arrivare a uno stop del conflitto.

Il NYT cita anche Ilan Goldenberg, un ex dirigente dell’amministrazione Obama esperto di Medio Oriente, secondo cui “abbiamo una nuova dinamica col Congresso che fa il poliziotto cattivo chiedendo al presidente di sospendere la vendita di armi e il presidente che fa il poliziotto buono“.

Le incursioni

I jet israeliani hanno lanciato decine di attacchi aerei consecutivi nella Striscia di Gaza nelle zone a est di Khan Younis in serata, riportano i media di Gaza citati dal Times of Israel. Sono ripresi anche i lanci di razzi da Gaza. Stanotte le sirene sono suonate ad Ashkelon e in altre località del sud di Israele, non lontano dal confine con la Striscia. Poco dopo, come riferiscono i media israeliani, è stata sparata una nuova pesante raffica di razzi.

Nel corso della giornata  l’esercito israeliano dichiara di aver lanciato un raid contro una cellula di Hamas che sparava colpi di mortaio dall’interno di una scuola a Gaza. Ciò “prova ancora come Hamas ponga appositamente le sue risorse militari nel cuore della popolazione civile“, afferma l’esercito, citato sempre da quotidiano. L’esercito israeliano avrebbe inoltre dichiarato di aver preso di mira sei lanciarazzi e i jet dell’Air Force hanno bombardato le postazioni di Hamas in tutta Gaza, quelle che si ritiene siano state usate per lanciare proiettili nelle città israeliane.

Durante il conflitto in corso, gli israeliani hanno cercato per almeno due volte di uccidere Muhammad Deif, capo del braccio armato di Hamas, che però è sempre riuscito a salvarsi. Lo riferiscono fonti militari citate dai media israeliani. Deif è da 25 anni nella lista dei principali ricercati d’Israele per il suo coinvolgimento nella pianificazione e l’esecuzione di diversi attacchi terroristici. Considerato un’abile comandante, era già sfuggito a cinque tentativi israeliani di ucciderlo prima dell’attuale conflitto, ricorda Times of Israel. Un primo tentativo risale al 2001, altri due nel 2002 in cui ha perso un occhio. Nel 2006, in un attacco israeliano, ha perso l’uso delle gambe e di un braccio e durante la guerra a Gaza del 2014, un altro ancora in cui morirono la moglie di Deif, un figlio neonato e una figlia di tre anni. Inizialmente si riteneva che fosse morto anche lui, ma successivamente i servizi israeliani hanno stabilito che era sopravvissuto

Dall’inizio dell’operazione “Guardiano delle mura”, i razzi che Hamas ha lanciato verso Israele dalla Striscia di Gaza sono circa 3.700. Lo fanno sapere le forze armate israeliane. Dei razzi lanciati, circa 540 sono ricaduti nella stessa Striscia di Gaza. Le Forza di Difesa israeliano confermano che il sistema di difesa aerea Iron Dome ha un tasso di intercettazioni pari al 90%. Finora sono 213 i palestinesi rimasti uccisi, tra cui molti bambini, mentre sono dodici le vittime tra gli israeliani, tra cui un bambino di cinque anni.

Proteste nelle città

Alta tensione anche in Cisgiordania e in Israele per lo sciopero generale di protesta indetto dall’High Follow-Up Committee for Arab Citizens of Israel, ente rappresentativo degli arabo-israeliani, e abbracciato anche da Hamas e Fatah. Violenti scontri si sono registrati a Betlemme e a Gerusalemme Est. Vicino all’insediamento di Beit El, nei pressi di Ramallah, tre palestinesi sono stati uccisi e almeno 63 feriti in Cisgiordania dalle forze israeliane durante le proteste per la “Giornata della Rabbia”. Lo riferisce il sito del quotidiano israeliano Haaretz, e due soldati israeliani sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco a Ramallah. La presenza di armi a manifestazioni palestinesi è inusuale.

Immagini di negozi chiusi e serrande abbassate sono arrivate anche da Hebron, Gerusalemme Est e la Città Vecchia, così come da Giaffa e Kafr Qara. A Tira, città a maggioranza araba a nord di Tel Aviv, manifestanti hanno bloccato il traffico, mentre ad Haifa a centinaia si sono riuniti a Khoury Street per protestare.

Manifestazioni si sono tenute anche al confine con il Libano dove a decine si sono riuniti, arrampicandosi sulla barriera di separazione e tirando sassi contro i soldati israeliani che hanno reagito con il lancio di lacrimogeni.