Centrosinistra 1 – Centrodestra 1. Palla al centro?

La metafora calcistica è calzante ed un pareggio è quel che ci si poteva attendere da una sfida come questa. Il Pd deve ringraziare il “fuoriclasse” Bonaccini che di fatto ha preso più voti di quelli della squadra e al tifo da stadio che ha creato il giusto spirito per il centrosinistra: ed infatti il commento a caldo del segretario Pd è stato un ringraziamento alle sardine che probabilmente hanno contribuito a mobilitare l’elettorato. La Lega, squadra che qualche anno fa militava, per percentuali raccolte, nella zona bassa della classifica, oggi, rinnovata nella leadership e finanche nel logo, è comunque in zona Champions ma non riesce a vincere la partita della vita: espugnare la regione rossa d'Italia. Salvini commenta: perdo? Sono felice lo stesso e questo perchè – spiega –  . Questo in effetti è un dato da non tralasciare per le future analisi. Poi, si aggiunge la vittoria schiacciante in Calabria. Dopo questo pareggio, la palla che fine fa? Fuor di metafora: come interpretare il risultato politico e soprattutto quali conseguenze avrà? 

Il centrodestra a trazione leghista

Salvini, Berlusconi e Meloni puntano alle elezioni anticipate, ma al momento non c’è questo punto all’ordine del giorno. A prescindere dalla durata della legislatura, come si sta delineando il centrodestra? Ci sono equilibri interni da chiarire e ruoli da assegnare. C’è chiaramente un “Capitano” di nome Salvini che non abbandona la scena e che, sebbene sperasse nella vittoria in Emilia, può sempre rivendicare la crescita esponenziale del suo partito, che ha portato ad essere primo partito nelle scorse europee. Bisogna poi fare i conti anche con una Meloni in continua crescita e una Forza Italia che governa in quasi tutte le regioni meridionali. Queste tre anime del centrodestra dovranno cercare di coabitare pacificamente tra loro, senza subire il richiamo di altri movimenti o forze politiche, aspettando il giorno delle elezioni che potrebbe arrivare anche a fine legislatura. Intanto un voto diventato ormai liquido, dovrebbe conservare il trend per tre anni e dunque il fattore “tempo” è la vera variabile imprevedibile: basti pensare a come sono trascorsi gli ultimi anni e quanti scenari sono cambiati nel giro di poco. Tutto, in fondo, è ancora possibile. Anche qualcosa del tutto inedito al momento. 

Il Pd, gioca in difesa e porta a casa il risultato

Il centrosinistra si giocava molto in Emilia: sia perchè è una roccaforte rossa da 70 anni, sia perchè era l’unico campo in cui potesse giocarsela. In Calabria, infatti, il risultato era scontato. Così, grazie anche alla possibilità del voto disgiunto, al movimento delle Sardine e al candidato giusto ha vinto. Negli ultimi giorni c’era lo spettro che potesse accadere quel che avvenne ormai vent’anni fa a Bologna quando vinse il centrodestra per la prima volta dal dopoguerra con Giorgio Guazzaloca, anche allora il tema sicurezza fu determinante. Elementi da non trascurare anche in casa dem che si trova comunque in una fase di rifondazione del partito come aveva annunciato nelle scorse settimane Zingaretti. Il segretario si ritrova comunque un Pd rafforzato: ha salvato la regione-simbolo e portato a casa un pareggio non scontato. In più ha fatto meglio del suo principale alleato di governo (M5S) e chissà se questo peserà a livello nazionale, all’interno della maggioranza. Inoltre, le percentuali attuali dei dem a guida Zingaretti sono comunque superiori a quelle lasciate da Renzi: il Pd torna primo partito in Emilia con il 34,4 un primato che gli era stato sottratto dalla Lega alle Europee e dai Cinque Stelle alle politiche 2018.

Movimento Cinque Stelle non classificato

Il grande assente di questo torneo elettorale, seppur regionale, è il principale partito di governo, quello che nelle scorse elezioni politiche ha preso quasi il 33% e che guida il Paese dal marzo 2018, prima al potere con la Lega e poi con il Pd, Italia Viva e Leu. Dopo la sconfitta in Umbria con il tentativo di un’alleanza politica con la sinistra, i Cinque Stelle per il voto in Emilia Romagna e Calabria hanno scelto la via solitaria, candidando Simone Benini e Francesco Aiello: scegliendo di fatto di restare fuori dalla competizione. Quel che colpisce, oltre alla scarsa competitività di quello che è risultato essere il primo partito alle ultime elezioni politiche, è che tutto questo sia capitato proprio in Emilia Romagna e in Calabria. Nella prima regione, il Movimento è nato: nel 2007 qui ci fu il primo Vaffa day e, cinque anni più tardi, nel 2012, venne conquistato il primo comune amministrato dai grillini, Parma. Anche se, curioso, proprio in Emilia i pentastellati mostrano le prime crepe con il caso Pizzarotti. La seconda regione è invece simbolo di quel Sud che si è tinto di giallo nelle scorse elezioni votando quasi all’unanimità la proposta fatta da Grillo e Casaleggio e che passati due anni ha dimostrato di essere pronto a cambiare. Il movimento ha anticipato la discussione interna sul suo stesso futuro, con le dimissioni del capo politico Di Maio e dandosi appuntamento agli Stati generali di marzo. Ora però bisognerà vedere se questo voto condizionerà i rapporti di forza nella maggioranza, rischio che – ricorderete – si è corso anche all’indomani delle europee tra Cinque Stelle e Lega. In quel caso sappiamo già come andò a finire.