“Al centro-sud l’e-learning non funziona. Che fine ha fatto Greta?”

A Interris.it il presidente dei presidi del Lazio, Mario Rusconi lancia l'allarme per le lezioni a distanza: "C'è il rischio di un'istruzione di serie A e di serie B"

Corsa corso il tempo per salvare l’anno scolastico. In questi giorni il professor Mario Rusconi, presidente dell’Associazione dei presidi e dei dirigenti scolastici (Anp) nel Lazio, è travolto dalla preparazione della piattaforma con cui gli istituti scolastici cercano di ovviare attraverso l’e-learning alle chiusura delle classi. “Le regioni non sono tutte attrezzate allo stesso modo per l’e-learning e c’è il rischio di accentuare disuguaglianze tra istituti scolastici e studenti sul territorio nazionale”, dichiara il presidente dell’Anp Lazio a Interris.it, rivolgendo al governo una serie di raccomandazioni per migliorare la gestione dell’emergenza sanitaria e mitigare quanto più possibile le pesanti conseguenze dell’epidemia. Rusconi ha coordinato il gruppo di lavoro che ha redatto la Carta dei Servizi scolastici. Componente delle commissioni ministeriali che hanno elaborato progetti e proposte per l’autonomia delle scuole, fa parte del direttivo dell’ Associazione Levi Montalcini e della Dirscuola. E’ tra i più autorevoli esperti di tematiche della progettazione, dell’organizzazione e della qualità in ambito formativo. Le questioni sul tappeto sono numerose e complesse: ci saranno contraccolpi sul percorso degli studenti. Rischiano di perdere l’anno scolastico? E’ possibile che vengano cancellati o rinviati gli esami di maturità? Punti-chiave sui quali al momento le istituzioni competente non hanno fatto luce.

Professor Rusconi, l’Italia sta riuscendo a fronteggiare la chiusura delle scuole attraverso l’e-learning?

“La situazione nazionale è a macchia di leopardo. Ci sono scuole, soprattutto superiori e nel centronord, che si trovano in una condizione avanzata, ma è molto alto il numero di istituti comprensivi nel Mezzogiorno in situazione difficile a causa della lentezza delle linee Internet che ostacolano l’e-learnig. Soffriamo in numerose zone del meridione un ritardo per il quale rivolgiamo un appello alle compagnie telefoniche: servono infrastrutture telematiche e investimenti nelle telecomunicazione nell’informatica per portare ovunque la banda larga. Soprattutto nel sud, spesso le famiglie e gli istituti comprensivi non hanno accesso al we. Chiediamo al governo, negli stanziamenti per l’emergenza-coronavirus, un sussidio per l’acquisto di computer altrimenti non è possibile fare lezione a distanza se nelle case e nelle scuole manca Internet”

Le lezioni on line possono essere un modo per ridurre gli effetti negativi del coronavirus sull’anno scolastico?

“Sì, senza alcun dubbio. Per questo stiamo mettendo in piedi una piattaforma digitale tra licei e istituti che consenta avviare le classi vitrualo. Lo studente vede il professore on line e lui vede loro. Putroppo, malgrado sia un obbligo stabilito dalla legge, molte scuole non si sono ancora dotate nepupre del registro elettronico per mandare compiti e istruzioni agli studenti. E già il registro elettronico è uno strumento più macchinoso e lento della piattaforma digitale che permette a docenti e alunni di interagire in diretta e non tramite mail come accade con il registro elettronico. Con le piattaforme elettroniche servono, però, alcune accortezze”.
Quali?
“Bisogna fare attenzione ai grandi operatori del web che ora offrono piattaforme gratuite per fronterggiare l’emergenza coronovirus me che poi faranno pagare il loro servizio quando l’epidemia sarà superata. E intanto acquisiscono milioni di dati degli utenti che hanno un valore commerciale altissimo per le aziende”
Si è fatto l’esempio del terremoto. Quali sono le differenze tra il sisma in Italia centrale e questa epidemia da un punto di vista della continuità didattica?
“Il terremoto in Italia centrale ha riguardato alcune parti dell’Italia, qui invece la chiusura delle scuole riguarda la totalità del territorio nazionale. Poi il sisma ha avuto una durata, qui invece non si sa quanto tempo resteremo in una situazione di emergenza. Proteggersi da un’epidemia è più difficile, soprattutto se continuano comportameti irresponsabili”.
A cosa si riferisce?
Da educatore che ha trascorso tutta la sua vita tra i banchi, sono sconcertato e amareggiato per le immagini dell’ultimo weekend. In piena epidemia migliaia di ragazzi ai Navigli a Milano e a Ponte Milvio a Roma. Anche questa è una differenza con il terremoto. Nessun ragazzo starebbe in una casa pericolante, invece in giro a diffodere il coromavirus sì”
Esiste anche un’emergenza educativa oltre a quella sanitaria?
“Dov’è Greta? Perché a pochi mesi da quelle pacifiche e lodevoli manifestazioni di senso civico, sperimentiamo al contrario la schizofrenia dei giovani e di noi adulti che non abbiamo saputo educarli alla responsabilità? Un’epidemia che semina morti non è forse un’emergenza ambientale?”