Afghanistan: i Talebani approvano il primo bilancio senza aiuti

Nonostante l'approvazione del bilancio, la crisi economica continua a farsi sentire: il grano donato è usato per pagare i lavoratori del settore pubblico anzichè sfamare la popolazione stremata

In Afghanistan, dove i Talebani sono tornati al potere da agosto dopo la repentina conquista del Paese in seguito al ritiro delle truppe occidentali e statunitensi, hanno approvato il primo bilancio dello Stato che non includa aiuti esteri. “Un grade successo”, lo ha definito il portavoce del ministero delle finanze di Kabul, Ahmad Wakli Haqmal, che sottolinea come “per la prima volta da due decenni” sia stato possibile approvare un bilancio che non dipende dagli aiuti internazionali.

Il budget

Il budget, però, copre solo i primi tre mesi del 2022, ammonta a circa 450 milioni di euro ed è consacrato alle spese di funzionamento dell’apparato statale. “Tutto il denaro proviene da nostre risorse”, ha aggiunto. Agli investimenti sono dedicati 4,7 miliardi di afghani – ossia 39 milioni di dollari – allocati allo sviluppo di infrastrutture dei trasporti. “Non è molto, ma è tutto quello che possiamo fare per ora“, ha dichiarato il portavoce.

La sospensione degli aiuti internazionali

Dal ritorno al potere dei Talebani, lo scorso agosto, i donatori internazionali hanno sospeso gli aiuti, che rappresentavano l’80% del bilancio statale. I Talebani hanno stabilito l’inizio dell’anno finanziario il 21 marzo, secondo il calendario solare. Il prossimo bilancio, in fase di preparazione, sarà presentato dopo questa data.

Una situazione che non convince

Nonostante l’approvazione del bilancio, seppur copra solo un periodo di tre mesi, la situazione in Afghanistan resta comunque complicata. Infatti, gli aiuti umanitari ricevuti dalle organizzazioni internazionali non vengono utilizzati per sfamare i cittadini che sono ridotti alla fame, ma per pagare i lavoratori. I Talebani, infatti, hanno deciso di ampliare il programma che prevede “cibo in cambio di lavoro” e il grano che viene donato, viene utilizzato per pagare decine di migliaia di lavoratori del settore pubblico. La loro decisione desta ulteriore preoccupazione in merito alla gestione degli aiuti umanitari e dei fondi, seppur ridotti, che arrivano nel Paese, anche se in buona parte vengono distribuiti direttamente da organizzazioni internazionali, bypassando le autorità talebane.