Petizione di Terre Libere: “Via lo sfruttamento dai banchi dei supermercati”

Il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri è una piaga ormai presente in tutta Italia. La vendemmia dei vini pregiati del Piemonte come le arance calabresi, il pomodoro a Foggia e le serre in Sicilia. L’uso di manodopera straniera sottopagata è un modo di produzione, non un’emergenza umanitaria che si produce al Sud. Gli accampamenti improvvisati e le tendopoli sono lo scenario ordinario delle raccolte. È la denuncia di Terre Libere, una organizzazione che dal 1999 produce informazione sul tema dello sfruttamento lavorativo attraverso una casa editrice e una testata giornalistica online, ora promotrice di una petizione denominata “Via lo sfruttamento dai banchi dei supermercati” rivolta alle 16 maggiori catene italiane di ipermercati, alle quali viene chiesto di apporre sui prodotti etichette “trasparenti” che informino su ogni passaggio della filiera.

“L’immagine dell’agroalimentare italiano – scrivono sul sito della casa editrice – è già ampiamente deteriorata e non c’è tempo da perdere. La stampa tedesca, con Der Spiegel, ha dato ampio spazio alle condizioni disumane delle raccolte in Italia; in Norvegia si è discusso del boicottaggio del pomodoro proveniente dal nostro paese; una inchiesta in prima serata di France 2 ha scosso l’opinione pubblica transalpina. Subito dopo il sindacalista Yvan Sagnet ha proposto il boicottaggio dei supermercati italiani”.

“Il punto – spiega Antonello Mangano di Terre libere – è che bisogna iniziare a comprendere che lo sfruttamento è un fenomeno che origina dall’alto, dal momento che i ricavi non finiscono soltanto nelle tasche di caporali e organizzazioni criminali, ma sono distribuiti lungo tutta la catena produttiva e distributiva. Spesso, i prodotti derivanti da queste pratiche comportano un risparmio per i grossisti, per le catene e per i consumatori; ma noi siamo convinti che questi ultimi, se informati bene, preferiranno comunque evitare di finanziare queste organizzazioni para-schiaviste”.

Ad oggi i firmatari della petizione – scaricabile dal sito change.org – sono circa 1500, ma l’unica azienda a rispondere è stata la Coop, che dopo l’inchiesta della tv francese, ha garantito sui propri prodotti dicendosi pronta a intervenire sugli altri, qualora fossero dimostrate delle irregolarità.