PARLANO LE VITTIME DELLA SCHIAVITU’ STASERA A ROMA A PIAZZA SANTI APOSTOLI

Schiavitù. Una parola che ai più evoca la guerra d’indipendenza americana, roba di due secoli fa. Un sostantivo che appare lontano dal nostro mondo moderno e veloce, tecnologico e globalizzato. E invece non è così. Le cifre rese pubbliche da un rapporto dell’Oil (Organizzazione internazionale e del lavoro) e dell’Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine) sono difficili persino da immaginare: circa 21 milioni di persone oggi sono vittime di tratta. Cioè rapite e costrette in schiavitù, appunto: per sfruttamento sessuale o lavoro forzato, accattonaggio, servitù domestica, matrimonio, adozione illegale e persino espianto di organi.

Nel leggere questo elenco possiamo scorgere i volti di giovanissimi che troviamo agli angoli delle strade, fermi ai semafori, le facce delle ragazze rischiarate dalla luce triste dei lampioni, le espressioni delle donne che si trascinano stancamente per una nuova giornata di servitù casalinga o gli uomini pronti a spaccarsi la schiena nei campi per pochi euro. Situazioni che conosciamo bene, e che troppo spesso ignoriamo colpevolmente, quando non addirittura contribuiamo a crearne le condizioni. C’è dunque l’esigenza di aprire gli occhi, uno schiaffo all’apatia spirituale che ci avvolge con il suo mantello anestetizzante.

Un vero inferno di cui troppo poco si parla. Ecco perché la fiaccolata “Accendi una luce contro la tratta”, che si terrà venerdì 6 febbraio alle 20.30 presso la basilica SS. Apostoli a Roma, è più di una semplice veglia di preghiera: è un grido fortissimo da innalzare al cielo, per dare voce a chi non ce l’ha. E’ mostrare al mondo le piaghe dell’umanità e chiedere di non far finta di niente, di non girarsi dall’altra parte, di avere il coraggio di farle proprie.

“Si superi lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo” ha chiesto Papa Francesco ricordando il messaggio per la Giornata Mondiale della pace che esortava a “spezzare le catene invisibili della schiavitù. Questo sfruttamento è una piaga sociale che mortifica i rapporti interpersonali e impedisce una vita di comunione improntata a rispetto, giustizia e carità”.

Alla fiaccolata parteciperanno il Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica; il Card. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

L’iniziativa – inserita nella prima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone”, tema come detto caro al Pontefice – è promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori generali (Uisg e Usg), che spiegano di agire “facendo proprio l’appello del santo Padre”. Il 60% delle vittime sono donne o minori, che subiscono soprusi e violenze inaudite. I trafficanti usano e abusano della povertà e della vulnerabilità di queste persone per farne oggetto di piacere o fonte di guadagno.

La giornata contro la tratta, la cui data ufficiale è l’8 febbraio, “si inserisce – spiega una nota degli organizzatori – anche all’interno dell’Anno dedicato alla Vita Consacrata, e sarà dunque di stimolo per tutte le religiose e i religiosi sparsi per il mondo a leggere i segni dei tempi, e a ripensare in termini profetici il presente e il futuro” della loro stessa vocazione.

La tratta rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno, e rappresenta il terzo business più redditizio dopo armi e droga. L’obiettivo della giornata – che cade nella ricorrenza di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese liberata e diventata religiosa canossiana, Santa dal 2000 – è quello di creare una coscienza comune sul problema e riflettere sulla situazione globale di violenza e ingiustizia che colpisce tantissimi uomini e donne che non hanno voce, non sono nessuno: solo soltanto schiavi, ancora oggi, nel Terzo Millennio.

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