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One of Us: a Madrid un evento per difendere la vita

Nel 2011 uno sconcertante articolo dal titolo “Aborto post-natale: perché il neonato dovrebbe vivere” fu pubblicato sul Journal of Medical Ethics scatenando molte polemiche e scuotendo le coscienze di molti. Secondo quanto scritto nella pubblicazione, se accorgersi di non poter affrontare i costi (sociali, psicologici, economici), se considerare il bambino solo una “persona potenziale” in quanto privo di status morale, per  la coppia di futuri genitori sono motivi abbastanza buoni per poter abortire, allora dovrebbero essere giustificato anche l’aborto post-natale, cioè uccidere un neonato. Una proposta agghiacciante che vede due medici – che dovrebbero lottare per la vita – essere fautori di una sorta di “eutanasia infantile”. I due medici inoltre non proponevano un limite di età per poter applicare un aborto post-natale, ma si “affidavano” alle competenze del collega di turno.

Proprio per dire basta a tali raccapriccianti “soluzioni” e per tutelare la vita umana e farla progredire fin dal suo concepimento, nascono iniziative come “One of us” (Uno di Noi). Si tratta di un’iniziativa di cittadini europei che chiedono alla Comunità Europea di legiferare su temi sensibili come la protezione della vita umana, proponendo di bloccare ogni tipo di finanziamento e attività che portano alla distruzione degli embrioni umani, sia nel campo della ricerca che nella salute pubblica. Oggi a Madrid l’assemblea generale dove vari enti associazioni pro-life si riuniranno per presentare un piano di azione per il 2014-2015. “Raggiungere uno standard etico” il più alto possibile, è questo lo scopo dell’iniziativa: raggiungendo il consenso di un milione di cittadini – o più – sarà possibile chiedere all’Europa un concreto cambiamento per quello che riguarda il rispetto della dignità di ogni persona e un cambiamento politico e il divieto delle politiche che distruggono la vita.

L’aborto spesso, troppo, viene proposto come “soluzione” a quelle donne che scoprono che il loro bambino avrà malformazioni genetiche, o che non sarà “uguale” a tutti gli altri bimbi, o a quelle mamme che non riuscirebbero a portare avanti una gravidanza e crescere serenamente il loro figlio perché considerato un “peso eccessivo” per la loro psiche. Ma dopo aver scelto la via dell’aborto come potrà quella mamma convivere con ciò che ha deciso?

 

Manuela Petrini

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