Morire è triste come essere ritrovati sotto casa dopo tante ricerche

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Uscire, usare il solito mezzo di trasporto, andare in quel solito bar a prendere il caffè e nel solito supermercato a fare la spesa. Rituali di un giorno che non si immaginerebbe mai possa essere l’ultimo. Una routine che a volte annoia (o svela sorprese sconvolgenti e inquietanti risvolti) e che nel caso di persone scomparse, ossessiona parenti e inquirenti.

Elena Ceste, scomparsa dalle campagne astigiane lo scorso gennaio, ricompare nei suoi resti qualche giorno fa a qualche chilometro da casa sua. Non è un caso isolato e anche queste vicende hanno assuefatto la pubblica opinione come ovvio è diventato, il sospetto che cade sui familiari, specialmente sul coniuge. Ci sono mariti e fidanzati ormai tristemente famosi ai media che per il caso irrisolto fanno divorare dal dubbio chi li avvicina e il peso della loro eventuale colpevolezza è quasi più grave della certezza della condanna.

Ciò che davvero logora e fa fermentare la rabbia e l’incertezza, sperando di cadere in errore, è la sensazione costante che,   in un delitto o nell’altro, si indaghi sovente con troppa superficialità. Non si vuole esprimere un giudizio approssimativo per privare del dovuto riguardo chi svolge questo delicato mestiere ma a volte è lampante che sia più minuzioso il lavoro degli scomodi giornalisti che scavano, sondano, scrutano portando alla luce interessanti elementi che si rivelano un ponte più che un ostacolo. Così se a questi ultimi risulterebbe doveroso, in talune circostanze, mettere un morso è pur vero che ai primi si dovrebbero allentare le briglie per far raggiungere certi legittimi traguardi. Non conoscendo ancora i risvolti e i dettagli di questa morte misteriosa si consenta alla gente comune lo stupore per il ritrovamento avvenuto alle porte di casa di un corpo cercato con ogni mezzo dagli uomini ai droni, passando per i cani molecolari. Come pure stupisce che si possano perdere documenti, prove indiziarie o omettere sequestri che permettano di acquisire prove. Che sia leggerezza o imperizia, in ogni caso è questo un copione troppo frequente negli ultimi anni al quale non vorremmo e non accettiamo di “fare il callo”.