Le conquiste delle donne

liliana ocminSono oltre 100 milioni nel mondo, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le donne e le ragazze che hanno subito mutilazioni genitali e circa 3 milioni ogni anno sono quelle a rischio. Vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni, ma in alcuni Paesi sono operate anche bimbe con meno di un anno di vita, o persino neonate di pochi giorni. Diverse sono le motivazioni per cui esse vengono effettuate e variano a seconda della comunità etnica di appartenenza, ma una cosa è certa, questa pratica ha gravissime conseguenze fisiche, psicologiche e di salute sessuale su chi la subisce. E’ diffusa in maggioranza nel continente africano, in Medio Oriente e in alcune zone dell’Asia e dell’America Latina, ma attualmente, in seguito ai flussi migratori, comprende anche l’Europa.

Non esistono dati precisi sulla sua diffusione nei paesi europei, ma Strasburgo stima che siano circa 500mila le donne e le ragazze che convivono con questo problema nel Vecchio Mondo. In Italia si contano almeno 50 mila potenziali vittime. Su questi temi il nostro Paese ha dato un importante contributo con la legge approvata nel 2006 dal Parlamento, che ha provveduto a tutelare la donna, a sanzionare e perseguire questa pratica che, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione, è illegale e si configura a tutti gli effetti come un reato, anche in linea con la Dichiarazione e il Programma di azione adottati a Pechino nel 1995 e con il dettato della Convenzione di Istanbul recentemente ratificata dall’Italia e che rappresenta il primo trattato internazionale vincolante volto a creare una cornice legale generale in materia di prevenzione della violenza nei confronti della donne, incluse le mutilazioni genitali.

Come donne della Cisl continuiamo nel nostro impegno su questo tema, che portiamo avanti dal 2009 sia come azione sistemica inserita nella nostra Piattaforma sulla prevenzione della violenza sulle donne e i minori, sia attraverso la Campagna di informazione e sensibilizzazione nei luoghi di lavoro “MGF: Mutilazioni Giunte alla Fine” avviata nel 2011, nella consapevolezza che si tratta di un vero e proprio crimine culturale e di genere che viola i diritti umani, ovvero inalienabili e che non possono essere rinegoziati in nome di una concezione ambigua del relativismo culturale e del pluralismo. In questo senso le politiche migratorie devono saper raccogliere le sfide che i processi di integrazione comportano rilanciando una decisa azione di persuasione culturale, a partire dalle scuole, con il coinvolgimento dei media e delle comunità dei paesi di provenienza delle vittime, affinché i diritti delle donne non siano messi a rischio da atteggiamenti e comportamenti che sminuiscono l’identità femminile, ne criminalizzano i corpi e ne offendono l’intelligenza e l’onore. Quando la cultura collettiva perde presa e smalto su determinati valori e diritti, quando subentra un soffuso clima di tolleranza e assuefazione, è più facile che possano trovare spazio e attecchire queste e altre forme di violenza.