IMU, COSA DICE IL VATICANO

Ma la Chiesa e la Santa Sede pagano l’Imu per i locali di loro proprietà adibiti ad esercizi commerciali? “Certo che le autorità ecclesiali pagano le tasse, a partire da quelle sugli immobili”, risponde deciso il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), l’ente vaticano che sovrintende alla gestione delle proprietà edilizie ecclesiali, sia a carattere religioso e socio-assistenziale, che di altra natura, ad esempio i negozi (come, tanto per citare un caso balzato recentemente agli onori della cronaca, il mega store di piazza della Città Leonina, a due passi dal colonnato di S.Pietro, affittato all’inizio di gennaio a 30 mila euro mensili tra mille polemiche alla multinazionale della distribuzione di cibo mordi e fuggi McDonald’s) o i tanti appartamenti distribuiti intorno al Vaticano affittati a dipendenti della S. Sede o ad altri cittadini, non solo italiani. Esercizi, dunque, dichiaratamente commerciali su cui – assicura il cardinale Calcagno in un colloquio esclusivo rilasciato a In Terris – “ogni anno l’Imu e tutti gli altri oneri fiscali previsti dalla Stato italiano vengono puntualmente pagati”.

Precisazione importante – ma non è la prima volta che le autorità vaticane la fanno – che dovrebbe mettere a tacere le polemiche che da qualche giorno hanno messo a dura prova i rapporti tra Curia vaticana e Campidoglio, in seguito alle dichiarazioni rilasciate da ben due assessori sulla ormai “improrogabile necessità” che la “S. Sede paghi l’Imu per gli immobili commerciali”. Il titolare del Bilancio in Campidoglio, Andrea Manzillo, si è spinto a sostenere che ci sarebbe una trattativa (“una interlocuzione con la Chiesa…”) sulla questione Imu, ma che essendo “la Santa Sede uno Stato estero” la trattativa è destinata ad andare per le lunghe per cui sarebbe azzardato parlare di cifre da incassare da parte delle casse comunali. Ancora più netto Adriano Meloni, assessore alle Attività produttive, che ha persino assicurato che sarebbe stato nientemeno che Papa Francesco in persona a dichiarare nei giorni scorsi alla sindaca Virginia Raggi “nel corso del loro ultimo incontro” (durante l’udienza per gli auguri di buon anno?…) che è “disponibile” a far pagare le tasse immobiliari ai beni commerciali del Vaticano. Affermazioni, comunque, prontamente (e singolarmente) smentite dalla stessa sindaca Raggi tirata in ballo dal suo assessore Meloni, che in un secco comunicato ha puntualizzato che “nessuno può permettersi di attribuire al Papa virgolettati o dichiarazioni”, ricordando, per di più, che “il Pontefice quando parla, parla autonomamente e non ha bisogno di intermediari”. Fin qui, Virginia Raggi, che ha dato subito l’impressione che sulla eterna querelle sul pagamento dell’Imu da parte della Chiesa si è mostrata almeno più prudente dei suoi due giovani assessori.

“E’ un argomento che quasi a puntate emerge con virulenza e viene riportato alla attenzione dell’opinione pubblica con dichiarazioni e affermazioni che, purtroppo, non tengono presente di quanto le autorità vaticane hanno sempre detto e sostenuto, e cioè che la Santa Sede paga tutto quello che deve pagare nel pieno rispetto delle leggi”, assicura il presidente cardinale Calcagno, che tuttavia precisa di parlare “in ogni caso degli immobili di proprietà dell’Apsa, mentre per quanto riguarda la situazione fiscale degli immobili di proprietà di altri Istituti religiosi, di Congregazioni e di parrocchie presenti a Roma ovviamente “non posso dire nulla perché non sono di competenza della Santa Sede. Se si vogliono chiarimenti in proposito occorre chiedere a loro o, magari, rivolgersi alla Agenzia delle Entrate dove è tutto registrato e gli atti sono pubblici”.

Ma gli altri enti pagano l’Imu? In Campidoglio sostengono che le entrate mancate finora ammonterebbero a circa 400 milioni di euro all’anno. “Sulle cifre non sono in grado di intervenire, anche se stando a quello che leggo mi sembrano poco credibili”, risponde il presidente dell’ Apsa, che però tiene a puntualizzare che “è dovere morale imprescindibile pagare le tasse per gli esercizi commerciali, come lo stesso Papa Francesco ha più volte ricordato, sostenendo tra l’altro che un convento che destina parte dei suoi vani ad attività alberghiere o commerciali è giusto che per quegli spazi edilizi paghi le tasse allo Stato italiano. E’ ovvio che chi non paga sbaglia e va perseguito”.

Polemiche dunque rientrate dopo le puntualizzazioni del presidente dell’ Apsa? Il dubbio resta, anche perché si tratta di un tema che a fasi alterne esplode nel dibattito politico italiano. Di sicuro c’è che il Vaticano intende tenere vivo il rapporto con le autorità Capitoline, anche se di fronte a certe cifre lanciate dagli attuali amministratori le perplessità non mancano: basti pensare che una analisi fatta durante le due giunte presiedute dal sindaco Walter Veltroni (amministrazioni di sinistra…) quantificò in circa 25 milioni di euro l’anno il gettito fiscale degli edifici commerciali ecclesiali. Ma ora con la giunta della giunta Raggi (M5S) si parla di 400 milioni. Chi dice la verità?