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Alloggi popolari nelle case delle mafie

Gli edifici confiscati alle cosche mafiose potrebbero diventare case popolari. È questa l’idea del nuovo prefetto dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie, Umberto Postiglione. Secondo il prefetto, bisognerebbe far rientrare nei piani di edilizia popolare alcuni degli immobili confiscati, riparando così “ad errori del passato”: in particolare, quei quartieri di periferia che a volte si trasformano nel fulcro delle attività criminose.

“I piani regolatori che comprendono le zone chiamate Peep, Piano di edilizia economica e popolare, sono sempre zone di periferia – spiega Postiglione – dai tempi della via Gluk in poi abbiamo fatto le “vele” a Secondigliano, lo Zen a Palermo. Abbiamo messo insieme un 95 per cento di poveri con persone che non hanno un reddito ufficiale, spesso delinquenti, creando un bacino di difficoltà proprio a causa di quel fermento negativo che è la presenza della criminalità. Quel risparmio, fatto con le leggi sull’edilizia popolare, lo abbiamo pagato qualche milione di volte in termini di costi sociali”.

Da qui l’idea di rimediare, di ridare vita a quei quartieri considerati disagiati. “Per gli alloggi migliori, – spiega il prefetto – quelli che non hanno caratteristiche di edilizia economica e popolare, si può pensare ad una legge, per venderli o convertirli in affitti. Le risorse ricavate possono sostenere le attività di messa a norma delle altre strutture abitative da assegnare con le graduatorie dell’edilizia economica e popolare: in questo modo non si crea nessun ghetto”. Vendere alcuni degli immobili confiscati o pensare di affittarli, porterebbe liquidità nelle casse dei comuni, i quali, a questo punto, potrebbero reinvestire per ristrutturare gli edifici rimanenti e trasformarli in alloggi popolari.

Umberto Postiglione vuole dare un “segnale di legalità per tutti”. I proventi della vendita degli immobili dovrebbero servire per aiutare paesi in difficoltà: “Non sarebbe bello fare le fognature a Palma di Montechiaro, paese infestato dalla mafia in provincia di Agrigento, che ha ancora un quartiere con case senza intonaco e strade senza fognature? Facciamo le fogne e costruiamo un monumento inattaccabile, di acciaio, con sopra scritto che lo Stato ha realizzato le fognature per i cittadini onesti di Palma di Montechiaro, con i soldi tolti alle cosche mafiose”.

Manuela Petrini

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