Al Salone del gusto uno stand gastronomico gestito da detenuti

Al salone internazionale del gusto di Torino risponde presente la cooperativa “Pausa caffè” che da dieci anni offre lavoro ai detenuti del Piemonte nella produzione di eccellenze alimentari tra cui pane, birra e caffè. Nella kermesse è stato allestito uno stand interamente dedicato al cibo “sociale”. In particolare verranno esposti i prodotti del panificio del carcere San Michele di Alessandria, un laboratorio che attualmente dà lavoro a 7 carcerati, impegnati nella produzione del “Pane libero”, del “Pane quotidiano” e dei “Grissini stirati”.

Marco Ferrero, responsabile del progetto e presidente della cooperativa “Pausa caffè”, racconta al Redattore Sociale che “si tratta di vere eccellenze gastronomiche” perché il pane prodotto dai detenuti è realizzato esclusivamente con farine biologiche, lievito madre e cotto in forno a legna dopo una lievitazione di 18 ore. Ferrero vuole diffondere il più possibile il concetto di “commercio equo e solidale” ed ha aderito al movimento “Slow food”. La sua cooperativa ha realizzato progetti nelle carceri di gran parte del Piemonte: dopo quello di Alessandria infatti, un altro panificio verrà costruito nella casa circondariale di Cuneo, mentre al “Rodolfo Morandi” di Saluzzo è attivo un birrificio che impiega 5 detenuti nella produzione di ben dodici qualità di birra, premiate ed esportate in tutto il mondo.

“Pausa caffè”, come suggerisce il nome, si occupa maggiormente della produzione del “noto chicco marrone”. La cooperativa ne importa una pregiata qualità dal dipartimento di Huehuetenango, in Guatemala, per lavorarla poi in un laboratorio del carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino. Ferrero spiega che con questo progetto si perseguirà un duplice obiettivo: “pagando la materia prima 40 dollari al quintale, aiutiamo i produttori guatemaltechi a riportare a dei prezzi accettabili le loro esportazioni, il cui prezzo era crollato a picco nel 2003 per la profonda crisi attraversata dal settore. E, parallelamente, coinvolgiamo i carcerati nella produzione di un’eccellenza alimentare”.