Stragi naziste, cade l’immunità della Germania

I giudici della Corte Costituzionale erano stati chiamati a pronunciarsi sull’ammissibilità della richiesta di risarcimento alla Germania da parte delle vittime italiane dei nazisti. Persone rastrellate, portate nei campi di lavoro e concentramento o obbligate a dure attività anche per dodici ore al giorno dal settembre del 1943 fino al maggio 1945. A dare avvio alla battaglia legale è stato l’avvocato Joaquim Lau, che segue la vicenda fin dagli anni Novanta.

Ed è giunta la sentenza: la Corte ha dichiarato che “il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati, generalmente riconosciuto nel diritto internazionale, non opera nel nostro ordinamento qualora riguardi comportamenti illegittimi di uno Stato qualificabili e qualificati come crimini di guerra e contro l’umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona garantiti dalla Costituzione”. Pertanto, la Consulta ha dichiarato illegittime quelle norme di diritto interno che impediscono al giudice italiano di accertare l’eventuale responsabilità di uno Stato per gravissime violazioni commesse nel territorio italiano a danno di cittadini.

“Queste norme – precisa la consulta – precisamente perché impediscono l’accertamento giurisdizionale di tale responsabilità e dell’eventuale diritto al risarcimento dei danni subiti dalle vittime, sono state giudicate lesive dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale sanciti dagli art. 2 e 24 della costituzione”. Per Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, questa “è una sentenza storica, che stabilisce un principio: non ci sono termini di prescrizione per procedere contro i crimini di guerra. Delitti di questa gravità, che sono contro tutta l’umanità e lesivi al diritto della vita delle persone, non possono cadere in prescrizione né in oblio”.