L’attualità dell’impegno politico di don Luigi Sturzo

L’impegno politico del servo di Dio don Luigi Sturzo è concepito come atto di amore verso la comunità, aperto alla ricerca della verità e rispettoso sia di una ben intesa integralità del cristianesimo sia di una sana laicità della politica. Perciò riveste ancora una sua attualità e può essere un antidoto rispetto all’antipolitica e al populismo.

Per inquadrare l’estrema attualità della figura di don Luigi Sturzo è importante quanto ha scritto papa Francesco nel messaggio rivolto ai partecipanti al convegno internazionale organizzato a Caltagirone: “Luigi Sturzo, prima che statista, politico, sociologo e poliedrico letterato, era un sacerdote obbediente alla Chiesa, un uomo di Dio che ha lottato strenuamente per difendere e incarnare gli insegnamenti evangelici, nella sua terra di Sicilia, nei lunghi anni di esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti e negli anni ultimi della sua vita a Roma. Il suo insegnamento e la sua testimonianza di fede non devono essere dimenticati, soprattutto in un tempo in cui è richiesto alla politica di essere lungimirante per affrontare la grave crisi antropologica”.

Per andare alle radici dell’impegno pastorale sociale e politico di don Luigi Sturzo bisogna studiare gli influssi della prima educazione nell’ambiente familiare, la formazione seminaristica nei seminari di Acireale, Noto e Caltagirone, gli studi all’Università Gregoriana, gli incontri con gli esponenti del movimento cattolico nazionale e siciliano e gli influssi che hanno avuto nella sua maturazione intellettuale e nel suo impegno politico pensatori italiani e stranieri. Nel giovane Sturzo si nota un certo influsso del filone agostiniano e francescano che in seguito cercò di conciliare con un neotomismo aperto alla modernità. La sua “conversione” all’azione sociale e la sua “vocazione politica” fu provocata più che dalla lettura dei documenti del magistero ecclesiastico, fra i quali primeggia la Rerum Novarum di Leone XIII, e dalla sua esperienza romana durante la quale ebbe modo di incontrare vari esponenti del movimento cattolico-sociale quali il cardinale Rampolla del Tindaro, monsignor Radini Tedeschi, monsignor Salvatore Talamo, il professor Giuseppe Toniolo, e di constatare la miseria nei quartieri popolari romani dove fu mandato a benedire le case. Luigi Sturzo ebbe coscienza dell’importanza della dimensione culturale della fede per alimentare l’impegno pastorale e sociale.

Don Luigi Sturzo nel dicembre 1905 ipotizzò un partito nazionale laico di ispirazione cristiana, che si distinguesse sia dal partito confessionale dei conservatori, sia dal partito pragmatico di Filippo Meda, sia da quello ideologico di Romolo Murri. Nel 1905 inizia per don Luigi Sturzo, con il permesso del suo vescovo e della Santa Sede, l’avventura di pro-sindaco di Caltagirone, che durò fino al 1919, quando divenne segretario del Partito  Popolare Italiano. Egli  concepì il popolarismo, caratterizzato dagli aggettivi  “democratico”, “liberale”  e “sociale” sia in termini dottrinali sia a livello politico, come contributo e stimolo operativo orientato alla «educazione morale della vita pubblica».

Nel popolarismo confluiscono il pensiero dei cattolici liberali con quello dei cristiani sociali e dei democratici cristiani. Il partito ideato e realizzato da Sturzo vuole permeare con i suoi valori la realtà culturale e sociale e si oppone ad ogni forma di dittatura, allo statalismo e alla partitocrazia.