Virus Dengue: c'è un pericolo di epidemia in Italia?

La dengue (una febbre emorragica virale con esiti anche mortali) fa paura il molte parti del mondo: dall'Asia, all'Africa fino in Sud America. In Yemen, denuncia Save the Children, almeno 78 bambini sotto i 16 anni sono morti a causa del virus e oltre 52mila casi sospetti sono stati registrati in tutto il Paese. La malattia è endemica in molti Paesi latinoamericani, in primis Honduras e Nicaragua, dove i decessi si contano a centinaia ogni anno. Cresce anche l'allarme epidemia in Asia e, conseguentemente, in Europa: secondo la rivista Nature Microbiology, infatti, il virus “Potrebbe arrivare anche nel nostro emisfero”. Questo perché La malattia è trasmessa da zanzare del genere Aedes, in particolar modo la specie Aedes aegypti. 

Italia

Un pericolo che tocca anche l'Italia e gli italiani che viaggiano all'estero. Le zanzare sono infatti portatrici di varie patologie tropicali sempre più frequenti nel Belpaese: nel 2019, rispetto all'anno precedente, sono infatti aumentati i casi di Dengue, Zika e Chikungunya, mentre sono calati quelli di Encefalite da zecche, virus Toscana e West Nile. Lo segnalano gli ultimi bollettini sulle arbovirosi (cioè le malattie causate dai virus trasmessi da zanzare, zecche e flebotomi, insetti simili a una zanzara di piccole dimensioni) pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Dal 1 gennaio al 31 agosto 2019 al sistema di sorveglianza nazionale integrata delle arbovirosi sono stati segnalati 14 casi (13 autoctoni e 1 associato a un viaggio all’estero) di encefalite virale da zecche (Tbe), 38 di infezione neuro-invasiva da Toscana virus (tutti autoctoni), 14 casi di Chikungunya (tutti legati a viaggi all’estero, erano 5 nel 2018) e 3 di infezione da virus Zika, di cui un caso di sindrome congenita da Zika virus (uno solo nel 2018) e 122 casi di Dengue, tutti associati a viaggi all’estero. Malattia in aumento, considerando che nel 2018 i casi erano stati 108. La dengue perciò rappresenta l'arbovirosi più presente in Italia, “scavalcando” il virus West Nile, di cui nello stesso periodo del 2018 (da gennaio ad agosto) se ne erano registrati ben 334, contro gli attuali 30. 

Epidemia

Sull'esistenza di un concreto pericolo di epidemia in Italia di febbre dengue, Interris.it ha intervistato il professor Giovanni Rezza, noto epidemologo di fama internazionale e dirigente di ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1978, il prof. Rezza si è specializzato in Igiene e Medicina Preventiva nel 1982, e in Malattie Infettive nel 1986. Dal 1991 è Dirigente di Ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità di Roma presso il quale è dal 2009 Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate. Esperto di Hiv ed infezioni emergenti quali Chikungunya, West Nile, influenza, febbre emorragica Congo-Crimea (Cchf) e febbre Q, ha svolto indagini epidemiologiche in Italia e all'estero, dove ha lavorato per conto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), della Cooperazione Italiana e dell'Unione europea. Ha inoltre gestito progetti di ricerca sull'Aids e su altre malattie infettive.

Professore, cosa è la Dengue?
“La febbre dengue, più conosciuta semplicemente come dengue, è una malattia infettiva tropicale causata dal virus Dengue. Il virus esiste in cinque sierotipi differenti (DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4, DENV-5) e generalmente l'infezione con un tipo garantisce un'immunità a vita per quel tipo, ma comporta solamente una breve e non duratura immunità nei confronti degli altri. Il sierotipo più frequente è il 2, ma in alcune parti del Mondo, come America Latina e Africa, girano tutti e 4 i tipi. Questo è un problema perchè l'ulteriore infezione con un altro sierotipo comporta un aumento del rischio di complicanze gravi: la dengue è infatti l'unica malattia infettiva che, in caso di seconda infezione, può causare la febbre emorragica, con esiti potenzialmente mortali”.

Dal 1 gennaio al 31 agosto di quest'anno sono stati registrati 122 casi di dengue in Italia (in aumento rispetto all'anno precedente) tutti dovuti a viaggi all'estero
“Sì, tutti importati. La dengue si è molto diffusa in alcune località turstiche tipo il Sud America dove ci sono spesso delle epidemie soprattutto nella stagione delle pioggie, quella maggiormente umida. In Africa è sempre stata presente anche se più raramente in forma endemica. In Asia dà frequenti epidemie. Quindi è chiaro che il rischio che dei turisti prendano il virus dopo un viaggio all'estero non è né basso né raro”.

In Italia un'epidemia di dengue sarebbe possibile?
“In Italia non è probabile che accada perché qui, con il nostro clima, la zanzara tigre (quella in grado di trasmettere la dengue, diversamente da quella comune) potrebbe rimanere in vita e dunque attiva solo in estate, perchè in autunno va a dormire o muore. E poi in Italia siamo in grado di intervenire precocemente. Per tali motivi finora nona bbiamo avuto episodi di focolari epidemici di dengue, ma solo casi isolati importati da viaggi all'estero”. 

Esiste una connessione tra diffusione del virus dengue e cambiamenti climatici?
“Per ora no, i cambiamenti non sono così intensi da poter provocare epidemie di dengue su larga scala; forse in futuro, se il clima mediterrano diventasse tropicale. Attualmente, i maggiori fattori di pericolo e di diffusione sono: la globalizzazione, che sposta uomini e merci (e dunque anche microbi) da un posto del mondo all'altro molto velocemente; in tal modo è arrivata dall'Asia la zanzara tigre e la tropicale. I seconda analisi, l'urbanizzazione: grandi agglomerati con slums, periferie enormi (vedi il Brasile, il Kenia e molti altri) con ambienti malsani in cui le zanzare possono proliferare”. 

In concliusione, professor Rezza, potremmo asserire con certezza che ad oggi non esiste in italia un'emergenza per la dengue, nonostante i casi degli ultimi mesi?
“Assolutamente no. Inoltre, per quel che riguarda quest'anno, siamo alla fine del periodo estivo; le zanzare saranno attive fino a fine ottobre o i primi di novembre, perciò anche se iniziasse un focolare adesso, avrebbe vita breve”.