La tutela delle tradizioni rurali passa per i grani antichi

Foto di Paz Arando su Unsplash

Il grano, fin dai tempi antichi, è sempre stato un cereale coltivato dalle diverse popolazioni che abitavano il mondo. Le ampie distese di frumento hanno rappresentato il simbolo più fulgido e rigoglioso della nascita dell’uomo civile e della sua volontà di trovare una nuova forma di sussistenza e sostentamento alimentare: da quel momento è nata l’agricoltura. Prendono il nome di grani antichi, quei cereali che venivano coltivati prima della cosiddetta “rivoluzione verde”, verificatasi a partire dalla seconda metà del Novecento. Inoltre, nel comune sentire, vengono identificati con questo termine per differenziarli da quelli moderni, ossia dai grani nati per sopperire alle necessità dell’industria alimentare che predilige farine forti e dei tempi di lavorazione più celeri.  Le peculiarità più denotative dei frumenti di origine antica sono: il minor contenuto di glutine ed un più elevato apporto di potassio, magnesio, fosforo e ferro. Tutto ciò contribuisce a renderli più digeribili e alleati della salute. Oltre a ciò, una peculiarità ulteriore riguarda il terreno dove gli stessi vengono coltivati che viene coltivato con tempistiche maggiori, facendone beneficiare la sua dote di impermeabilità e resilienza.

Acli Terra, per affermare e sostenere il grande valore dei grani antichi per lo sviluppo del paese e per la tutela delle tradizioni rurali, dall’11 al 13 agosto, in Sicilia, sta partecipando al Festival del Grani Antichi a Calatafimi Segesta e nella programmazione attraverso un talk show sempre con la mia presenza e quella del Vicepresidente, il trapanese Giuseppe Peralta. La tutela della nostra Casa Comune passa anche attraverso la salvaguardia dei grani simbolo del nostro passato che, con la loro coltivazione, indicano la via principale per perseguire la sostenibilità dei sistemi agricoli.