Vampirismo relazionale: il plagio che crea dipendenza

La solitudine minaccia la qualità e l’equilibrio delle relazioni umane, a farne le spese sono i più deboli

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“Vampiro affettivo” (o relazionale) è la definizione, contemporanea e universalmente condivisa dagli studiosi, di chi, in un qualsiasi tipo di rapporto, si nutre dell’altro, prosciugandolo, con l’obiettivo di renderlo schiavo, sia a livello mentale che fisico. L’espressione trae origine da un saggio dello psicologo statunitense Albert J. Bernstein, dal titolo “Emotional vampires: dealing with people who drain you dry” (Vampiri emotivi: trattare con persone che ti prosciugano).

Il vampirismo si sviluppa all’interno di relazioni, sentimentali e non, poggiando su un elemento fondante: la dipendenza. Il fenomeno, infatti, nasce da uno squilibrio di rapporti fra due persone, in cui una accresce il suo potere nutrendosi di quello dell’altra, aspirandogli tutta l’energia vitale. Un legame vive, cresce nel rispetto e nella valorizzazione altrui; il vampiro, al contrario, si impadronisce della vittima, la annulla e la sottomette. Le conseguenze sono fisiche (ripercussioni cardiovascolari e gastrointestinali) e di carattere mentale (disturbi e calo dell’autostima).

Il vampiro relazionale e affettivo teme, in primis, la libertà e l’autonomia della sua preda: perdere il controllo su di essa e vederla, anzi, riprendere coraggio e vita, rappresenta il suo incubo peggiore. La sua invidia cerca sempre nuova linfa, cullata da un vivo egoismo, pur di rimanere l’ago della bilancia; solo lui può splendere, da autentico faro, gli altri non si devono accendere.

Il vampiro, o la vampira, non uccide né ferisce fisicamente il prossimo ma lo costringe a una resa indolente, svuotandolo di personalità, libertà e diritti. C’è interesse a mantenere in salute la vittima poiché ci si deve nutrire costantemente. Quest’ultima, privata dello spirito critico, è plagiata in maniera molto subdola tanto che, nella maggior parte dei casi, non si accorge del suo scivolare verso il basso, se non quando è proprio sul fondo, con enormi difficoltà per risalire.

Un aspetto diffuso e delicato della “vampirizzazione” si riscontra nel rapporto genitori-figli, in cui il controllo dei primi, se asfissiante ed egoistico, produce degli effetti devastanti sui secondi. I figli, infatti, rischiano di perdere personalità, autostima e autonomia, diventando schiavi del genitore. Un figlio insicuro e dipendente rischierà di divenire, a sua volta, un possibile vampiro per “vendicare” le angherie subite oppure proseguirà nel suo asservimento attraverso una relazione sentimentale.

Chi tende a manipolare è, in genere, una vittima di frustrazioni precedenti che sfoga attraverso il controllo e il dominio dello sventurato caduto nella sua ragnatela, senza pietà e senza interruzioni. Il culto della vendetta trova, in questi casi, un’applicazione quasi sistematica.

Un’infanzia caratterizzata dallo stile arrivista e ipercompetitivo di alcuni genitori, è l’humus ideale per far crescere giovani legati e condizionati dall’obiettivo di ottenere successo, potere, soldi, fama e visibilità, a ogni prezzo.

La manipolazione si serve, nel mondo contemporaneo, del web, dei social e dei dispositivi digitali. Attraverso queste nuove modalità, si ampliano e si amplificano, purtroppo, le strategie di comando. Il ricorso alla messaggistica è una novità assoluta che le relazioni “tossiche” del passato non hanno conosciuto. L’impatto di questa forma, così veloce e continua, consente, a chi ha pessime intenzioni, di accerchiare maggiormente la vittima e di condurla alla dipendenza.

Papa Francesco, all’Angelus del 15 giugno 2014, ricordò “È l’amore il distintivo del cristiano. […] Lo Spirito Santo, dono di Gesù Risorto, ci comunica la vita divina e così ci fa entrare nel dinamismo della Trinità, che è un dinamismo di amore, di comunione, di servizio reciproco, di condivisione. Una persona che ama gli altri per la gioia stessa di amare è riflesso della Trinità. […] L’amore vero è senza limiti, ma sa limitarsi, per andare incontro all’altro, per rispettare la libertà dell’altro”.

In un’epoca in cui molte storie d’amore si concludono tragicamente, è necessario prevenire, smascherare e stigmatizzare i comportamenti egoistici e di possesso della persona.

Il dottor Pier Pietro Brunelli, psicologo e psicoterapeuta, è l’autore del volume “Se l’amore diventa un inferno” (sottotitolo “Comprendere i rapporti distruttivi, per evitarli o risanarli”), pubblicato da “Rizzoli” nel settembre 2016. Il testo “esamina i comportamenti e le diverse fasi che possono portare una coppia ad ‘autodistruggersi’: la comparsa, spesso ignorata o sottovalutata, delle prime distorsioni; l’eventuale emergere di una conflittualità esasperata; l’uso, più o meno subdolo, di diverse forme di ricatto erotico/affettivo ed esistenziale; la drammatica caduta in situazioni limite in grado di compromettere la salute fisica e mentale e la vita sociale di una persona”.

Il 6 marzo scorso, l’Istat ha pubblicato il lungo report “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi”, riferito all’anno 2021, visibile al link https://www.istat.it/it/files/2023/03/report-matrimoni-unioni-separazioni-2021.pdf. Fra i numerosi dati, si legge “Nel 2021 sono stati celebrati in Italia 180.416 matrimoni, l’86,3% in più rispetto al 2020, anno in cui, a causa della crisi pandemica, molte coppie avevano rinviato le nozze. […] La propensione a sposarsi diminuisce tra i più giovani (-16,0% e -9,7% rispetto al 2019, rispettivamente per uomini e donne fino a 30 anni), mentre presenta un recupero a partire dai 30 anni in poi (+6,3% e +8,4%, rispettivamente per uomini e donne). […] Il trend dei divorzi è stato sempre crescente dal 1970 (anno di introduzione del divorzio nell’ordinamento italiano) fino al 2015, anno in cui il numero di divorzi ha subito una forte impennata (+57,5% in un solo anno). […] Dopo l’aumento registrato tra il 2015 e il 2016 (da 91.706 a 99.611; +8,6%), le separazioni hanno mantenuto uno stesso livello con piccole oscillazioni fino al 2019. Ma anche l’andamento dell’instabilità coniugale ha subito l’impatto della pandemia, soprattutto nel periodo delle chiusure degli uffici e delle restrizioni alla mobilità. […] Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913 (+22,5% rispetto all’anno precedente), tornando esattamente ai livelli pre-pandemici. Nello stesso anno i divorzi sono stati 83.192, il 24,8% in più rispetto al 2020 e il 16,0% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui i divorzi sono stati finora più numerosi (99.071)”.

Il sito, specializzato, matrimonio.com, il 26 settembre scorso ha pubblicato, al link https://www.matrimonio.com/articoli/rapporto-globale-sui-matrimoni–c10456, alcuni dati e curiosità riguardanti il giorno delle nozze. Nel “Rapporto globale sui matrimoni 2023”, si legge “Il 35% delle coppie italiane si conosce tramite amici in comune e che settembre si conferma come il mese preferito per convolare a nozze. […] Secondo quanto dichiarato dal 95% delle coppie che hanno pronunciato il fatidico sì nello scorso 2022, il taglio della wedding cake è stato uno dei momenti chiave nel loro ricevimento. […] Un must have che proprio non può mancare è la consegna delle bomboniere. L’85% degli Italiani ha dichiarato di non voler assolutamente rinunciare a donare un piccolo cadeau ai propri cari”.

Una società, quella attuale, basata sulla quantità anziché sulla qualità, in cui ogni aspetto ha un prezzo, un costo o un ricavo, anche le relazioni umane tendono a essere sempre soppesate e valutate secondo il libro mastro del dare e dell’avere.

Le intese con il prossimo sono la cartina di tornasole di tutto poiché dalla “salute” di questi rapporti dipende la corretta crescita personale e dell’altro. Costruire e mantenere i legami, di ogni tipo, affettivi, sentimentali, sociali, lavorativi, è un’operazione costante, delicata, complessa ma semplice se si ha la giusta permeabilità al confronto, al dialogo, all’autocritica, all’esame di coscienza. Gli ingredienti sono questi, apparentemente banali ma gran parte delle difficoltà umane dipendono proprio dalle cellule sociali, dal rapporto basico, quello a due.

I doverosi appelli alla pace trovano fondamento sin dalle basi, sin dai rapporti più semplici. La società è formata da tante coppie, se queste funzionano, la collettività ne beneficia, si innalza e non necessita della conflittualità per risolvere le varie situazioni. La solitudine è una componente che favorisce la dipendenza psicologica. Le vittime del vampirismo relazionale o affettivo sono, spesso, soggetti deboli, fragili e soli.

Nel soggetto debole, svolge un ruolo fondamentale la paura di rimaner solo, abbandonato e, nel caso di unioni sentimentali, di precipitare in un vuoto o deserto affettivo. Tale fattispecie estrema non consente di valutare le esperienze con la giusta attenzione. La condizione di abbandono è, spesso, favorita dal vampiro, per lasciare la preda sempre più sola e indifesa fra le sue grinfie.

La manipolazione del prossimo è una forma di schiavitù: sebbene mascherata è grave e può condizionare, irreparabilmente, la vittima, fisicamente e mentalmente. Il vampiro non è un criminale irrecuperabile: può essere preso in tempo e avviato a un deciso cambiamento, sentito e sedimentato, del proprio carattere.

È necessaria la massima sensibilità sul fenomeno, informando le potenziali vittime e consentendo loro di adottare provvedimenti risolutivi. I sentimenti, ultimi sopravvissuti, ancora non poggiano su algoritmi, sebbene si tenti di assoggettarli a formule e quantità.