Russia, l’oppositore Kara-Murza in ospedale: si teme avvelenamento

La libertà di opinione non è gradita in Russia. Il giornalista e oppositore russo Vladimir Kara-Murza è ricoverato in terapia intensiva in condizioni critiche per quello che alcuni suoi compagni definiscono un avvelenamento da “metalli pesanti”. la memoria corre ad un altro oppositore del Presidente Valdeimir Putin, Aleksandr Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi e dissidente ucciso due anni fa a causa di un avvelenamento da radiazione da polonio-210.

Le condizioni di Kara-Mourza, 35 anni, fino allo scorso anno vicepresidente del partito liberale Parnas guidato dall’ex primo ministro Mikhail Kassianov, sono state rese note su Facebook dal suo avvocato, Vadim Prokhorov. Due anni fa era stato avvelenato con manganese e ora, secondo il suo avvocato, presenta gli stessi sintomi di allora.

I motivi per “farlo fuori” ci sarebbero tutti, sottolineano i suoi compagni di battaglie: il giovane giornalista ha dato fastidio e pestato i calli a morti esponenti delle alte sfere del Cremlino con la sua attività di opposizione politica. E’ il coordinatore dell’organizzazione Open Russia dell’ex oligarca Mikhail Khodorkovskij, che ha passato dieci anni in prigione per aver osteggiato Vladimir Putin. E’ stato vice presidente del partito d’opposizione Parnas del quale faceva parte Boris Nemtsov, il leader ostile al Cremlino che due anni fa è stato ucciso da sicari nel centro di Mosca. Di rimando, l’anno scorso Kara-Mourza aveva fatto circolare il film realizzato sulla morte di Nemtsov, provocando grosse polemiche in tutta la Russia.

Ma ciò che potrebbe essergli costato la vita è la collaborazione con gli Stati Uniti. Aveva infatti assistito il Senato americano nell’elaborazione della lista degli uomini di potere russi da sottoporre a sanzioni. L’elenco prende il nome di “lista Magnitskij”, in memoria (anche in questo caso postuma) dell’avvocato Sergej Magnitskij, impiegato nella società americana Firestone Duncan dove studiava casi di presunta corruzione da parte di alcune imprese russe. E’ morto nel 2009 in un carcere moscovita, ufficialmente per “arresto cardiaco”.

Impossibile tralasciare, in questo lungo elenco di dissidenti precocemente dipartiti, la giornalista Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006 – il giorno del compleanno di Putin – a causa del suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente della Federazione russa, grande Paese dove la libertà di opinione (che qualcuno definì la base della democrazia) sembra essere sempre più lontana.