Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente

«Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente» «Cum autem inde exisset, coepērunt scribae et pharisaei gravĭter insistĕre»

Giovedì 15 ottobre – XXVIII settimana del tempo ordinario – Lc 11, 47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”; perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Il commento di Massimiliano Zupi

Gesù ricorda che il destino di profeti ed apostoli era stato già previsto da Dio: essere perseguitati ed uccisi. È quanto si era già realizzato nella storia di Israele: fino a Zaccaria e, da ultimo, a Giovanni Battista. Ed è quanto sarebbe continuato a verificarsi nella storia della Chiesa nascente, a partire da santo Stefano. Ma, soprattutto, è quanto da lì a poco si sarebbe compiuto in Gesù stesso! È curioso: farisei e scribi subito si mettono all’opera per fare proprio ciò di cui Gesù li ha appena accusati.

Il male non può comportarsi diversamente: è come vittima di un agire compulsivo. La sordità non solo non può ascoltare la Parola, ma non può nemmeno non metterla a tacere, con la violenza. E Dio? Utilizza questo male per compiere il bene (Is 53, 5)! Finalmente può (abban)donarsi nelle mani delle sue creature: la loro violenza coincide con il suo donarsi. Essi lo afferrano ed egli si offre (Gv 10,18). Le tenebre inghiottono la luce: ma proprio così la luce può illuminare le tenebre (Gv 1,5). La sordità chiude la bocca alla Parola: ma proprio così la Parola può finalmente penetrare nei nostri cuori e farli innamorare (Lc 22,61). È il mistero pasquale: la morte di Dio diventa il trionfo della vita eterna, la sconfitta di Dio diventa la sua vittoria definitiva.