È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino

«È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino» «Simĭle est grano sināpis, quod acceptum homo misit in hortum suum»

Martedì 27 ottobre – XXX settimana del tempo ordinario – Lc 13, 18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Il commento di Massimiliano Zupi

Nella Bibbia, il giardino è la casa dell’uomo: è il paradiso, nel quale Dio lo aveva posto perché vi vivesse (Gn 2,8.15). L’uomo tuttavia da subito perse quella casa ed il giardino divenne suolo maledetto (Gn 3,17). Ora però, nel Vangelo, ritorna questo luogo: oltre che qui, il termine «giardino» è utilizzato per dire il posto in cui sarebbe stato sepolto Gesù crocifisso (Gv 19,41).

In effetti, Gesù è davvero il granello di senape. Malgrado sia Dio, viene nella piccolezza di un bambino: la sua nascita è un evento insignificante rispetto alla grandezza del primo censimento di tutta la terra voluto da Cesare Augusto (Lc 2,1-3). E come ogni seme, la sua energia di vita si sviluppa solo quando viene seminato nella terra, sepolto in un sepolcro: morendo vince la morte; offrendosi come pane, tutti coloro che lo ricevono diventano suo corpo.

La croce è il nuovo albero della vita e della conoscenza del bene e del male, piantato in mezzo al giardino (Gn 2,17; 3, 24): guardando ad esso (Gv 3,14-15) e mangiando di esso (Gv 6, 48-58), riceviamo la vita, perché conosciamo che Dio ci ama incondizionatamente e che ogni nostro male è perdonato. Ognuno finalmente si sente accolto: ritrova la casa che aveva perduto, la pace per la quale era fatto.