“Questa generazione cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno”

«Questa generazione cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona» «Generatĭo haec signum quaerit, et signum non dabĭtur illi nisi signum Iōnae»

Lunedì 12 ottobre – XXVIII settimana del tempo ordinario – Lc 11, 29-39

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il commento di Massimiliano Zupi

Ogni generazione è in cerca di segni, prodigi e miracoli, gli stessi offerti da satana a Gesù nelle tentazioni (Lc 4,2-11): una manifestazione di potenza, di ricchezza, di celebrità. È la ricerca di un Dio onnipotente, che regni dominando: è l’immagine diabolica dell’uomo e di Dio, di un dominatore che schiacci tutto sotto di sé. È l’inganno di satana: in questo modo, ci sembra di avere vita, ed invece l’unico risultato è di toglierla a tutti.

Gesù è venuto a liberarci da questa possessione. Come? Con il segno di Giona. Giona fu il profeta inviato da Dio a Nìnive per annunciare il castigo imminente (Gio 1,2). Dopo aver rischiato di morire, anzi dopo essere simbolicamente morto, essendo rimasto tre giorni e tre notti prigioniero nel ventre di un grosso pesce (Gio 2,1), egli compie la sua missione e i niniviti si pentono.

Dio può realizzare così il desiderio del suo cuore: perdonare le sue creature ed usare misericordia verso di loro (Gio 3). Ecco, Gesù è il nuovo Giona, inviato agli uomini perché si pentano della loro condotta malvagia e riconoscano di essere posseduti da uno spirito immondo, portatore di morte. A differenza di Giona, però, Gesù rimarrà tre giorni e tre notti nel ventre della terra, realmente morto. Ben più di Giona è lui: non annunzia infatti il castigo di Dio, ma lo prende egli stesso su di sé; non proclama la misericordia di Dio, ma è egli stesso la misericordia del Padre, rivelata nella sua carne trafitta.