“Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”

«Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva» «Stupēbant autem omnes in magnitudĭne Dei»

Sabato 26 settembre – XXV settimana del tempo ordinario – Lc 9, 43-45

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Il commento di Massimiliano Zupi

Ieri, al riconoscimento della messianicità di Gesù da parte di Pietro, era seguito, quale reazione del Maestro, il primo annuncio della sua prossima passione, sotto forma di rimprovero (9,21). Oggi, all’ammirazione della folla per le sue opere, Gesù fa seguire un secondo annuncio della sua passione, sotto forma di ordine perentorio: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».

Sia le folle sia i discepoli restano colpiti dai prodigi compiuti da Gesù: guarigioni, esorcismi, moltiplicazione dei pani, resurrezione dei morti. È a questo punto però che Gesù, per farli cresce-re nella conoscenza di Dio, per farli procedere nel cammino verso il regno dei cieli, vuole spostare la loro attenzione: dalle sue azioni alla sua passione, dalle cose che fa a quelle che subirà.

Ancora una volta, si tratta dell’esorcismo fondamentale e definitivo: dalla potenza alla debolezza, dal dominio al servizio, dalla signoria alla sottomissione. Da cosa riconosciamo che Gesù è Dio? Non dai suoi miracoli, ma dal suo patire sulla croce (Mc 15,39); non dalla moltiplicazione dei pani, ma del suo farsi pane (Lc 24,30-31): dal suo consegnarsi nelle mani degli uomini (Gv 18, 4-9).

L’Eucarestia è il segno della divinità di Gesù: egli spezza il suo corpo e lo dona, versa il suo sangue e lo offre. Dio è amore: egli è in quanto ama; la sua passione per gli uomini, che diventa patire ed offrirsi per loro, è la manifestazione della sua essenza. Ed è anche la manifestazione della nostra stessa essenza, in quanto figli di Dio: chiamati ad amare, in quanto amati; resi capaci di perdonare, in quanto perdonati; sollecitati a donarci gli uni gli altri, in quanto egli si è donato per noi.