I motivi per cui l’agenda Meloni del 2023 non si presenta per niente facile

Roma 23/10/2022 - cerimonia della campanella / foto foto Ufficio Stampa Presidenza Consiglio Ministri/Image nella foto: Giorgia Meloni

Chiusa la manovra, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è preso qualche giorno lontana dagli impegni ufficiali, salvo quelli legati all’addio al Papa Emerito Joseph Ratzinger. Ma alla ripresa delle attività di governo e Parlamento, per l’esecutivo si prospettano giorni complicati. Perché c’è un intero anno da programmare e andranno tenute a bada le aspirazioni delle forze della sua stessa maggioranza. Cosa non facile, ma necessaria per tenere in linea i conti dello Stato volendo, poi, evitare inutili tensioni con l’Europa. Perché con la Ue il dialogo sarà continuo, inevitabilmente. E se l’economia, per ora, non preoccupa, anche se i rischi di una inflazione che continui a correre sono ben presenti, nessuno si può permettere fughe in avanti.

Del resto, tanto per chiarire uno dei punti più controversi del momento, l’aumento della benzina era previsto, con la fine degli sconti sulle accise, ma per il momento viene considerato fisiologico e dovrebbe rientrare. Il governo, insomma, non pensa a nuovi tagli sui carburanti mentre tiene sotto controllo l’andamento dei prezzi dell’energia, pronto eventualmente a intervenire in primavera, esendo questa la vera sfida sul tavolo. Quanto alle risorse, queste restano difficili da reperire senza mettere mano al deficit e serviranno anche per proseguire, come ha indicato la stessa Meloni nella conferenza stampa di fine anno, con la riforma del fisco e il taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti. Un dossier che comunque dovrebbe entrare nel vivo non prima di febbraio.

Per il momento la Meloni si tiene lontana anche dal dibattito sull’autonomia – infiammato dall’accelerazione di Roberto Calderoli, che ha già fatto avere la sua bozza a Palazzo Chigi – così come da quello sulle riforme, demandato al tentativo di prima mediazione della ministra Elisabetta Casellati. Oltre all’autonomia, la Lega tornerà con ogni probabilità a chiedere di andare avanti sul fronte della sicurezza, con il pacchetto che guardava a misure specifiche sulle baby gang, per l’anti-terrorismo e per la violenza di genere. E qui la premier dovrà lavorare di fioretto, usando tattica e strategia, in modo da non cadere in trappole o tranelli, piazzati sul percorso anche da qualche alleato, poco incline alla mediazione. Forza Italia, invece, punterà tutto sulla giustizia e, più a stretto giro, sulla difesa dei balneari. Sulla questione si tornerà probabilmente già a metà gennaio – quando arriverà anche il tempo degli emendamenti al decreto Milleproroghe.

Nel frattempo la Meloni dovrebbe affidare la delega sulle concessioni balneari al ministro del Mare, Nello Musumeci, probabilmente già al prossimo Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi la prossima settimana. Sempre a gennaio arriverà il momento di definire le scelte legate allo spoil system: si tratta di scelte delicate che esporranno facilmente l’esecutivo a critiche come quelle scatenate dal cambio del commissario alla ricostruzione post sisma del centro Italia, dove al posto di Giovanni Legnini arriverà l’ex sindaco di Ascoli Piceno, e senatore di Fdi, Guido Castelli. Ma i 90 giorni previsti dalla legge Bassanini (su cui Meloni avrebbe già dato il compito al ministero della Pubblica amministrazione di approfondire le eventuali modifiche) stanno per scadere e bisognerà decidere di mantenere o cambiare alcune caselle chiave, a partire dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e dai direttori delle agenzie fiscali.

Mentre Dogane e Demanio sono in bilico alle Entrate – posizione strategica anche in vista della riforma del fisco – avrebbe buone possibilità di essere riconfermato Ernesto Maria Ruffini. Ma le prime novità il 2023 potrebbe portarle sul fronte del Pnrr: il governo resta intenzionato a rivedere l’intero meccanismo di governance del piano con un decreto che dovrebbe arrivare nella seconda metà di gennaio. Nel frattempo la Meloni, che si sta preparando a chiedere ufficialmente a Bruxelles una revisione insieme al ministro Fitto che coordina tutto il lavoro, potrebbe parlarne già a inizio della prossima settimana con la presidente della Commissione. Ursula von der Leyen sarà a Roma lunedì e non si esclude un incontro tra le due.

Ma uno dei primi grandi provvedimenti dovrebbe essere la legge delega di riforma fiscale; vari esponenti del governo, in particolare il viceministro all’economia Maurizio Leo, hanno annunciato la presentazione del testo nei primi mesi dell’anno, forse già a gennaio. Appena aperto, poi, il cantiere del nuovo codice appalti; il testo è stato approvato a dicembre dal Consiglio dei ministri e sono ora attesi vari decreti attuativi; un tema più ministeriale che parlamentare, sul quale quindi il governo non dovrebbe rischiare niente, ma che comunque rappresenterà un obiettivo centrale dell’esecutivo. Quanto alle pensioni, altro tema caldo, nonostante le novità contenute in manovra sulla previdenza, a partire da Quota 103, la partita non è ancora chiusa. Il 19 gennaio è già in calendario il tavolo tra governo e parti sociali per andare gradualmente oltre la legge Fornero. La Lega si sa che punta il traguardo delle uscite con Quota 41 a prescindere dall’età anagrafica. Una soluzione molto costosa, così come quella di un innalzamento a mille euro della soglia minima per tutte le pensioni su cui preme Forza Italia.

Infine, ma tutt’altro che ultimo tema, la politica industriale. Sul fronte delle imprese, l’esecutivo ha dato priorità nella manovra al caro bollette, non lasciando per nulla soddisfatte le associazioni. Per questo il filo andrà ripreso a gennaio: il primo tavolo sulla politica industriale con i sindacati si svolgerà il 24 gennaio. Il 18 gennaio ci sarà l’incontro sul settore metalmeccanico, il 19 il tavolo ex Ilva, il 23 il tavolo della moda, poi andrà ripresa il percorso del tavolo automotive e quello delle telecomunicazioni. Il governo spera che un inverno mite possa ridurre le risorse da destinare al caro energia, e quindi mettere fieno in cascina da destinare alla ripresa. Insomma, i fronti sono tanti, non altrettanto le risorse disponibili, ragione per la quale l’agenda Meloni non si presenta particolarmente facile. Di fronte a domande complesse non potrà dare risposte semplici. E questa, forse, è la vera sfida….