Oxford su vaccino AstraZeneca: “I dati escludono l’incremento delle trombosi”

Il professor Anthony Harnden, immunologo all'Università di Oxford, commenta l'andamento della campagna britannica di vaccinazione anti-Covid

“Non esiste alcuna differenza dimostrabile” nel numero dei casi di trombosi fra le oltre 11 milioni di persone già vaccinate nel Regno Unito con il siero prodotto da AstraZeneca e quello riscontrato fra chi non lo ha ricevuto. Lo ha ribadito oggi alla Bbc il professor Anthony Harnden, immunologo all’Università di Oxford e vicepresidente del Joint Committee on Vaccination and Immunisation, organismo medico-scientifico indipendente che assiste il governo di Boris Johnson sul fronte della campagna britannica di vaccinazioni anti-Covid.

“Dobbiamo ricordare che ogni mese (nel Regno) vengono individuati 3.000 casi di trombosi nella generalità della popolazione, casi che occorrono naturalmente”, ha aggiunto l’accademico inglese. Harnden ha quindi assicurato che se vi fosse un rischio specifico per la popolazione britannica, essa verrebbe immediatamente allertata, ma ha insistito che al momento non è il caso.

“Effetti collaterali lievi”

Quanto agli “effetti collaterali lievi” dei vaccini, ha citato dati freschi secondo cui con AstraZeneca essi appaiono più frequenti dopo la prima dose e più diffusi fra le donne (in particolare quelle meno anziane) rispetto agli uomini.

Mentre nel caso di Pfizer risultano più ricorrenti dopo la seconda dose di richiamo. In ogni modo – ha detto lo studioso ripreso da Ansa – tutte le indicazioni attuali confermano che “i rischi di non vaccinarsi contro il Covid sovrastano quelli” dei potenziali effetti collaterali legati all’assunzione di questi antidoti come di qualunque altro farmaco. I dati, ha notato Pollard, riguardano la Gran Bretagna, cioè “il Paese che ha finora somministrato la maggior delle dosi (di questo antidoto) in Europa”.