Il maxiprocesso si chiude con 48 condanne

Si è chiuso con 48 condanne su 54 il più grande processo della storia dell'Argentina per i crimini contro l'umanità commessi da ex militari e civili tra il 1976 e il 1983, durante e subito dopo la feroce dittatura di Jorge Rafael Videla, che ha portato la morte di almeno 30 mila persone

Condanne

Sono state 29 le condanna all’ergastolo per il rapimento, le torture e le uccisioni dei “desaparecidos”. Altri 19 imputati dovranno scontare tra gli 8 e i 25 anni di carcere. Sei, invece, sono state le assoluzioni. Tra i condannati, gli ex capitani di Marina Alfredo Astiz, tristemente noto come “l’angelo della morte”, Ricardo Cavallo e Jorge “Tigre” Acosta. Durante il processo, durato cinque anni, sono state ascoltate 800 testimonianze su fatti avvenuti nella scuola meccanica della Marina, l’Esma, trasformata nel principale lager del regime dove si stima che furono uccisi 5 mila oppositori.

Voli della morte

Tra i 789 capi contestati agli imputati – che originariamente erano 68, ma 14 sono morti durante i cinque anni di processo – otto si riferiscono ai cosidetti “voli della morte”, durante i quali i militari gettavano in mare vivi i desaparecidos per farne scomparire i corpi. Tra i dissidenti politici lasciati annegare c'era anche una cara amica di Papa Francesco, la dottoressa Esther Carega, nota attivista popolare socialista e marxista, arrestata dopo aver denunciato la scomparsa di sua figlia, Ana Maria, allora sedicenne e in dolce attesa.

Il processo

Questo è stato il terzo processo condotto in Argentina da quando, nel 2005, sono state abolite le leggi che impedivano che venissero perseguiti i crimini commessi durante la dittatura. Nel 2011, altre 16 ex militari sono stati condannati all’ergastolo, tra i quali Astiz ed Acosta che oggi hanno ricevuto la stessa condanna per altri capi di imputazione. Astiz durante il processo ha detto che “non chiederà mai il perdono” ed ha definito “le organizzazioni per i diritti umani gruppi di vendetta e persecuzione”.