Daspo all'arbitro, Pignataro: “Lo sport deve unire”

Disciplina e onore”. Due concetti chiari e alti allo stesso tempo, che chiamano in causa ognuno di noi non solo come destinatari del mandato universale di cittadini ma anche come semplici operatori del benessere delle nostre società. E, ancora di più, ci richiamano nel momento in cui la nostra persona è destinataria di una funzione pubblica. Lo ha ribadito, a Interris.it, il questore di Macerata, Antonio Pignataro, autore, una settimana fa, di un provvedimento destinato a entrare nella storia del pallone. La vicenda risale all'1 febbraio scorso, quando un giovane arbitro di Seconda Categoria, al termine della partita fra Borgo Mogliano e Montottone, si sarebbe reso protagonista di un gravissimo gesto, colpendo con una testata il portiere della squadra di casa che era andato da lui, mentre si allontanava dal campo di gioco, a chiedere spiegazioni per il cartellino rosso ricevuto durante il match. Un gesto che non sarebbe passato inosservato a chi si trovava nei paraggi e che, a seguito di testimonianze e relazioni delle Forze di Polizia, ha immediatamente spinto il questore Pignataro ad adottare il primo provvedimento di Daspo in Italia a carico di un direttore di gara: “L'arbitro è il punto di equilibrio in un contesto in cui, troppe volte, assistiamo a scontri o tafferugli. Sono necessari più ordine e disciplina e, in questo senso, l'arbitro deve essere un punto di unione”.

Davanti ai nostri limiti

Un episodio che, nonostante sia avvenuto in una delle categorie più basse della piramide calcistica nazionale, ha assunto una rilevanza decisamente elevata, non solo per la seria sanzione (interdizione di un anno da tutti i campi dove è in corso di svolgimento attività calcistiche, dalla Serie A all'ultima delle serie dilettantistiche, comprese gare di coppa o amichevoli che coinvolgano le squadre iscritte a tali campionati) inflitta la direttore di gara (il quale si è difeso, preparandosi a fare ricorso) ma anche per la figura coinvolta, al quale è affidato il compito di far sì che tutti in campo rispettino le regole. Ed è questa, al netto delle indagini ancora in corso, un'occasione per ribadire quanto lo sport giochi un ruolo essenziale nel formare l'appartenenza civica della nostra società: “Lo sport ha il compito di farci conoscere i nostri limiti – ha detto il Questore -. Non ci sono ragnatele di interessi ma solo il sudore della propria fronte, esaltando ognuno il proprio valore: chi quello fisico, chi il coraggio, chi la perseveranza… Nel calcio, però, tendiamo troppe volte a detriorare questi valori, cosa che ad esempio non accade nel rugby”.

Disciplina e onore

Il messaggio è semplice quanto profondo: “Si tratta di ribadire il concetto di unione che lo sport deve rappresentare, per le tifoserie, gli avversari e anche semplicemente per il pubblico. Per questo parlavo di disciplina e onore: laddove vi sono queste due componenti, e per disciplina intendo competenze, responsabilità e punti di riferimento sociali, una società è sana. Senza disciplina non vige altro che il disordine: a chi è affidata una funzione pubblica, e il verbo 'affidare' non è per nulla casuale, viene dato mandato di svolgere il proprio incarico nell'interesse pubblico e secondo la propria competenza, onorando chi ti ha dato fiducia. D'altronde – ha concluso Pignataro – è dalla nostra condotta e dalla nostra onestà che dipende la sicurezza della nostra società”.