Che il rapporto fra Ancelotti e il Napoli, inteso come società, non fosse idilliaco lo si sapeva da tempo. Il paradosso è che il colpo di mannaia è arrivato forse nel momento in cui lo si aspettava meno, un paio d'ore dopo un rotondo successo in Champions (ok, contro il Genk ma in Europa niente è semplice) che è valso il secondo posto nel girone e la qualificazone dei partenopei. Una chiusura in bello stile, come nell'abitudine di Ancelotti, che mai ha lasciato un incarico (e lo ha ribadito anche a margine del match contro la squadra belga), incorrendo nel secondo esonero della sua carriera (il primo fu dal Bayern Monaco, un paio di anni fa, rigorosamente dopo aver vinto la Bundesliga e due Supercoppe di Germania di fila). Con gli Azzurri il cammino non è stato fortunato, nemmeno lo scorso anno, quando il secondo posto aveva significato un +10 su Inter e Atalanta ma anche un – 11 dalla Juventus campione d'Italia. Quest'anno, l'obiettivo era azzerare quel gap mantenendo il margine di vantaggio sulle principali rivali, puntando praticamente sull'identico organico della scorsa stagione più l'innesto di giocatori di qualità come Manolas in difesa e Lozano in attacco.
Nodo insolubile
E' evidente, però, che qualcosa non ha funzionato fin da subito: partenza stentata in campionato, girone di Champions così così, l'episodio del ritiro rifiutato dalla squadra (che ha mostrato più volte vicinanza al suo allenatore), un ambiente diventato sempre più insofferente vedendo le avversarie scappare via e la propria squadra incappare in qualche incidente di percorso di troppo (vedi i pareggi con Genoa e Udinese e il k.o. interno col Bologna). La qualificazione in Champions, accompagnata da un risultato rotondo, si pensava potesse restituire perlomeno un po' di autostima ai partenopei, per archiviare il periodo nero e magari rilanciare la corsa a un posto Champions anche in campionato. Probabilmente, il nodo era nei rapporti fra tecnico e società se De Laurentiis ha deciso di rimuovere il tecnico dopo la migliore prestazione dell'ultimo mese. Quella rincorsa ai primi quattro posti la farà Rino Gattuso, al quale il presidente ha deciso di affidare le chiavi dello spogliatoio, puntando sul carisma dell'ex Milan per risollevare le sorti di una squadra delusa non dal suo tecnico ma da sé stessa.