Sant’Alfonso Maria de’Liguori ci insegna a ricevere spiritualmente l’Eucarestia

I cristiani, in questi giorni di forzata permanenza a casa, con difficoltà riescono ad attingere sacramentalmente al Corpo e al Sangue di Cristo, ma possono ricevere spiritualmente l’Eucaristia secondo una consolidata tradizione cattolica. Predisponendosi con il cuore ad accogliere Gesù recitano la preghiera di Sant’Alfonso Maria de Liguori: “Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te”.

Un santo molto intraprendente

Senza dubbio è un santo vicino a noi, Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa vissuto nel XVIII secolo, nonché compositore del celebre canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”. Un uomo di Dio che dovette affrontare delle emergenze ed era sempre pronto a donarsi ai più poveri. Come fece nella carestia del 1764, che provocò la morte per fame di 300mila persone nel regno di Napoli e una crisi economica senza precedenti. Sant’Alfonso sostenne la spesa di 3.000 ducati e accese dei mutui per calmierare il prezzo del pane. Si narra che digiunava per amore della gente e in tempo di gravi ristrettezze del popolo per comprare il grano vendette due anelli preziosi, la croce pettorale d’oro e le ricche posate d’argento.

La comunione spirituale

Spesso ricorreva alla Comunione spirituale, al pari di tanti altri santi come Tommaso d’Aquino, Francesco di Sales, Caterina da Siena, Josemaría Escrivá e Margherita Maria Alacoque. Secondo lo stesso San Tommaso, questa pratica, autorevolmente confermata dal Concilio di Trento, consiste in un desiderio ardente di ricevere Gesù sacramentato e in un abbraccio amoroso come già fosse ricevuto. “Non posso ricevere la Santa Comunione così spesso come lo desidero – ripeteva Santa Teresa di Gesù Bambino – ma, Signore, tu non sei l’Onnipotente? Rimani in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia”.

Papa Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Ecclesia De Eucharistia”, riferendosi all’importanza “coltivare nell’animo il costante desiderio del Sacramento eucaristico” attraverso tale pratica “felicemente invalsa da secoli nella Chiesa e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale”, nomina ancora Santa Teresa che nel suo “Cammino di perfezione” scriveva: “Quando non vi comunicate e non partecipate alla Messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qual cosa è assai vantaggiosa… Così in voi si imprime molto dell’amore di nostro Signore”.

Nel 1928 una paralisi progressiva delle vie digestive impedì alla mistica francese Marthe Robin di deglutire qualunque cibo o bevanda in giovane età. Ma la donna, divenuta venerabile per la Chiesa nel 2014, continuò a vivere per altri 50 anni e oltre ricevendo l’ostia della Comunione una volta alla settimana. “Tutti i giorni nei quali non ho la gioia di ricevere la santa Eucaristia e più volte durante la giornata – affermava – faccio la comunione spirituale, la comunione di spirito e di cuore”.

L’invito di Papa Francesco a riscoprire il valore della comunione

In piena epidemia coronavirus anche Papa Francesco, nell’Angelus del 15 marzo scorso, dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico ha invitato i fedeli “a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti, specialmente per le persone che vivono sole”. E nell’omelia a Santa Marta del 19 marzo il Pontefice ha proposto questa preghiera a quanti seguono la Messa per televisione e desiderano restare uniti all’Eucaristia: “Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del tuo amore. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in Spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io venga da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere, per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia”.