Giovanni Bosco, il primo santo che si sia prestato a essere intervistato da un giornalista

salesiana

San Giovanni Bosco, Sacerdote e fondatore della Famiglia Salesiana Castelnuovo d’Asti (Asti), 16/08/1815 – Torino, 31/01/1888 Nasce in una povera famiglia contadina. Il padre muore quando Giovanni ha 2 anni. Nonostante il parere contrario dei parenti, la madre Margherita vuole che Giovanni segua la sua vocazione sacerdotale.

Avvenimenti

  • Per pagarsi gli studi fa i lavori più diversi: sarto, falegname, fabbro.
  • Nel 1835 entra in seminario e nel 1841 è ordinato sacerdote.
  • • Dal 1852 al 1856 subisce vari attentati da parte di sicari pagati dai valdesi perché i suoi opuscoli, le Letture Cattoliche, riconducono alla Chiesa cattolica molte persone che se ne sono allontanate.
  • Si stabilisce nel sobborgo torinese di Valdocco, dove apre prima un oratorio (frequentato da molti giovani), poi un convitto per studenti e apprendisti artigiani e infine laboratori dove si insegnano vari mestieri.
  • Queste sue attività a favore dei giovani con il tempo si ampliano e conducono alla fondazione di una Congregazione, iniziata nel 1854 e posta sotto la protezione di san Francesco di Sales (per questo motivo chiamata salesiana). E’ istituita ufficialmente nel 1859.
  • Nel 1868 viene consacrata la basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, da lui fatta costruire tre anni, e nel 1887 viene inaugurata la basilica del Sacro Cuore a Roma.
  • Alcuni biografi lo considerano il primo santo che si sia prestato a essere intervistato da un giornalista. Gli chiedono se, come molti affermano, abbia poteri taumaturgici. Don Bosco ammette l’evenienza di alcuni miracoli, ma si affretta ad aggiungere che sono avvenuti unicamente per volere di Dio e di Maria Ausiliatrice.
  • E’ anche il primo sacerdote a partecipare con un suo spazio espositivo a un’importante mostra, l’Esposizione Nazionale dell’Industria, delle Scienze e delle Arti del 1884: “Don Bosco: cartiera, stamperia, legatoria e libreria salesiana”. I visitatori rimangono sbalorditi per la professionalità dell’intero processo della produzione del libro: dalla preparazione della carta alla stampa, alla rilegatura.
  • Pio XII lo proclama protettore dei giovani apprendisti italiani: Giovanni, oltre a trovare lavoro ai suoi giovani, esige che i padroni stipulino con loro dei regolari contratti.
  • Pubblica più di centocinquanta scritti di carattere divulgativo, per la difesa della dottrina cristiana e per l’educazione del popolo.
  • Per conquistare il cuore dei giovani, concepisce un metodo educativo molto efficace e apprezzato, fatto di amore tenero e pieno di sollecitudine, fondato sulla vigilanza serena, ma continua e costante.
  • Ha uno spirito missionario: manda i suoi figli in tutto il mondo a evangelizzare. Ha contatti con i più insigni uomini politici del tempo: viene stimato e protetto da Pio IX e da Leone XIII. Molti, fuori e dentro la Chiesa, ritenendolo troppo attivo, innovatore e perfino pericoloso, cercano di ostacolarlo.

Aneddoti

  • A 9 anni, in sogno, vede dei ragazzi che si azzuffano tra grida e bestemmie nel prato vicino casa. Giovanni si lancia su di loro e inizia a picchiarli: allora gli appare Gesù che lo ammonisce di conquistarli con la bontà, la generosità e la pazienza, non con la violenza.
  • La madre Margherita, che pur lo favorisce nella vocazione al sacerdozio, gli dice: «Sono nata povera, in povertà sono vissuta e povera voglio morire. Se tu volessi farti prete per farti ricco, io non verrò neppure a farti visita».
  • Due sacerdoti, reputandolo pazzo, decidono di internarlo in manicomio. Giovanni intuisce la loro intenzione, li accompagna fino alla vettura, li fa entrare e poi chiude con forza lo sportello e dice al cocchiere di portarli subito al manicomio. Questo fatto, conosciuto rapidamente in tutta Torino, contribuisce a diffondere la simpatia dei torinesi per don Bosco.
  • In varie occasioni è un misterioso cane, chiamato “il Grigio”, a proteggerlo dalle ire che con il suo operato attira su di sé. Al momento opportuno l’animale compare, lo difende e mette in fuga gli assalitori. Una volta il Grigio, sdraiandosi sulla soglia di casa, impedisce a don Bosco di uscire: poco dopo arriva un vicino a supplicarlo di non muoversi. Ha saputo infatti che si sta preparando un attentato alla sua vita.
  • Dal 1852 al 1856 subisce vari attentati da parte di sicari pagati dai valdesi perché i suoi opuscoli, le Letture Cattoliche, riconducono alla Chiesa cattolica molte anime che se ne sono allontanate. Una domenica sera, mentre nella tettoia-cappella spiega ai suoi numerosi giovani il catechismo, un sicario gli spara con una carabina e miracolosamente il proiettile gli lacera solo la veste.
  • Confida a don Rua, suo successore, che il Signore gli ha dato il dono di scrutare le coscienze come in un libro aperto: quando tra i ragazzi c’è un’anima impura, se ne accorge dal fetore che essa emana.
  • Alcuni suoi penitenti che non hanno il coraggio di confessare alcuni gravi peccati o che non canno da dove cominciare a enumerarli, lo pregano di essere lui a enunciarli sicché il penitente non deve far altro che annuire col capo. A volte è don Bosco stesso che si offre di enumerare i peccati al penitente stesso.
  • Un certo signor Turco è colpito da una febbre insistente che nessun rimedio medico riesce a guarire. Viene chiamato don Bosco che dopo aver consigliata la Confessione e la Comu nione gli consegna una scatola di pillole da prendere più volte al giorno, accompagnando sempre alla somministrazione la recita di tre Salve Regina alla Madonna. In pochi giorni il malato guarisce. Il farmacista fa analizzare le pillole “miracolose” e si riscontra che si tratta di semplice pane. Il signor Turco si reca a ringraziare don Bosco che gli dice: “Le pillole sono semplice pane, sono le tre Salve Regina il companatico veramente miracolososo”.
  • Il giorno della Natività di Maria santissima del 1847, circa seicentocinquanta giovani sono stati confessati e desiderano accostarsi alla mensa eucaristica. Don Bosco inizia la Messa e quando comincia a distribuire la Comunione si accorge che la pisside è quasi vuota. Continua a dare la Comunione e miracolosamente le particole si moltiplicano in modo che può comunicare tutti senza spezzarne neppure una.
  • La domenica dopo la festa dei Santi del 1849 raduna tutti i giovani dell’oratorio: dopo aver fatto “l’esercizio della buona morte”, li mette in fila e comincia a riempire i berretti dei ragazzi di castagne lessate, cotte da mamma Margherita. Molti temono che le castagne non siano sufficienti per tutti, ma don Bosco, fiducioso, continua a riempire i berretti: per quante castagne cavi dalla cesta, esse non diminuiscono mai. Alla fine tutti i giovani sono serviti a sufficienza e ne rimane anche una porzione per il Santo e la madre. Quella sera nelle vie di Torino non si parla d’altro che delle castagne moltiplicate da don Bosco. Per ricordare questo miracoloso avvenimento, nelle case salesiane, la sera della festa dei Santi si distribuiscono le castagne lessate.
  • Uno dei suoi più cari collaboratori è don Francesia che occupa una camera vicino alle stanze di don Bosco. Quando il Santo deve uscire per un impegno importante, gli bussa alla porta dicendogli di inginocchiarsi e pregare fino al suo ritorno. Dopo varie ore, ritornando, don Bosco bussa di nuovo sulla porta del collaboratore e gli dice che può smettere di pregare perché la grazia richiesta è stata concessa.
  • Trovandosi circondato da un vasto numero di collaboratori e ragazzi, chiede a un giovane: “Delle tante cose che hai veduto nella vita, quale ti è piaciuta di più?”. Questi risponde prontamente: «Don Bosco!».
  • Preannuncia tre mesi prima lo scoppio del colera a Torino dell’agosto 1854. Promette la salvezza di ogni suo giovane purché rispetti le seguenti condizioni: essere in grazia di Dio, portare al collo una medaglia che ha benedetto, recitare ogni sera un Pater, Ave e Gloria in onore di san Luigi. Nessun dei suoi giovani si infetta, nonostante molti assistano i malati a domicilio o nei lazzaretti.
  • Nel novembre 1854 viene presentato alla Camera un disegno di legge per la soppressione degli Ordini religiosi: don Bosco, che proprio in quei giorni fa uno dei suoi sogni premonitori, ne prova molto dolore. Sogna infatti l’arrivo di un valletto di corte che gli annuncia: “Grandi funerali a corte!”, mentre è circondato dai suoi chierici e sacerdoti. Il sogno si ripete una seconda volta. Don Bosco invia una lettera a Vittorio Emanuele II, in cui descrive i sogni fatti e lo prega vivamente di bloccare la legge in discussione. Non viene ascoltato: la legge è approvata. Nei quattro mesi successivi il re perde la madre, la moglie, il fratello e un figlio.
  • Un giovane di 15 anni cade gravemente malato. Facendo parte dell’oratorio, chiede ripetut mente di don Bosco per confessarsi. Il Santo è fuori Torino. Al suo rientro va subito dal giovane gli dicono che è morto da sei ore. Entra nella camera e trova il defunto coperto con un lenzuolo. E’ assalito dal dubbio che il ragazzo non abbia fatto bene l’ultima Confessione. Allora, dopo aver pregato con grande fervore, comincia a chiamarlo per nome: il giovane riprende vita e ammette di aver taciuto volontariamente un peccato grave e che proprio in quel momento stava sognando di trovarsi sull’orlo di una fornace ardente. Don Bosco, fatte uscire la madre e la zia, lo confessa e dopo due ore in cui il giovane rimane vivo e cosciente, gli chiede se, essendo ormai sicuro della salvezza eterna, preferisca rimanere su questa terra o andare in cielo. Il ragazzo sceglie i cielo, e don Bosco lo saluta dicendogli: «Allora arrivederci in Paradiso!».
  • Quando le difficoltà economiche appaiono quasi tragiche, si mostra perfino più sereno e allegro del solito, tanto che i suoi collaboratori, quando lo trovano in questo stato di grande euforia arrivano a dire: «Oggi don Bosco ha grosse difficoltà da superare, altrimenti non sa rebbe così allegro!». Quella sua allegria deriva dall’incrollabile convinzione che, quando le risorse umane sono esaurite, deve immancabilmente entrare in azione la provvidenza divina.
  • Nel maggio 1860, essendo noti i rapporti di Giovanni con il papa, il suo studio viene sottoposto a minuta perquisizione. Viene trovato un cassetto chiuso a chiave che, nonostante la ferma contrarietà da parte del Santo (che assicura esservi “i segreti di famiglia), viene ugualmente aperto. Si tratta solo di conti per il pane, la stoffa, l’olio: tutti ancora da saldare. Trattandosi di debiti, Giovanni non vuole che siano conosciuti dagli estranei.
  • Quando si reca a Fermo, l’arcivescovo, nel congedarlo, gli chiede di poter essere benedetto. Dato che don Bosco è esitante, il presule per convincerlo gli promette che, in cambio, avrà in dono una borsa piena di soldi per i suoi ragazzi. A quel punto don Bosco accetta dicendo: “Vostra Eccellenza non ha bisogno della mia benedizione, ma io ho molto bisogno dei suoi denari”.
  • Nel 1880 si trova nella comunità di Nizza Mare. C’è in programma una rappresentazione teatrale, il direttore dice a don Bosco che l’attore principale si trova improvvisamente senza voce, il Santo fa chiamare il ragazzo e gli dice di stare tranquillo perché gli avrebbe “prestato la sua voce per poter recitare la sua parte. Immediatamente il ragazzo riacquista la voce, mentre don Bosco diviene completamente afono. Portata a termine con successo la recitazione, ognuno “riprende” la propria voce.
  • Negli ultimi giorni di vita, quando è costretto a letto, chiede al suo segretario di prendere dalla veste il suo portamonete e, nel caso in cui vi trovi qualche soldo, di portarlo subito a don Rua perché desidera morire in perfetta povertà.
  • Pochi giorni prima di morire si scusa con il successore don Rua di lasciargli in eredità tanti debiti, specialmente per la costruzione della chiesa del Sacro Cuore di Roma. Dice monsignor Bertagna: “I bisogni di don Bosco erano sempre superiori alle elemosine che riceveva: non appena aveva un soldo, s’impegnava per due”.
  • Anche l’arcivescovo di Torino si reca a visitare don Bosco morente e gli dice che non deve temere la morte, proprio lui che ha confortato tanti moribondi. Il Santo risponde che in quel supremo momento anche lui, come tutti, ha bisogno di essere confortato.

Personalità

È dotato di una forte volontà, di una memoria incredibile e di un’intelligenza
lucida e brillante. Per la sua allegria, amabilità e dolcezza rimane uno dei santi più simpatici
e amati.

Doni mistici e soprannaturali

Ha il dono di fare i miracoli e considerato uno dei più grandi taumaturghi dell’Ottocento), di preannunciare le cose future e di leggere le coscienze.

Spiritualità

Caratteristiche fondamentali della sua spiritualità sono il lavoro e la temperanza. Un lavoro intenso, sempre vivificato dall’unione con Dio. Una temperanza che si manifesta nella moderazione, nella castità, nell’umiltà e nell’allegria e in una carità fatta di dolcezza e di clemenza. Alla fine della vita raccomanda ai suoi giovani: “Comunione frequente e devozione alla Madonna”; al Salesiani: “Lavoro, lavoro e lavoro”. Tre i suo amori prediletti, che diffonde ai suoi figli spirituali: l’Eucaristia, Maria ausiliatrice e il papa. Fa almeno duemila prediche l’anno: pur non essendo provvisto di doti oratorie, avvince gli ascoltatori per la convinzione e la chiarezza espositiva. Spende cinquant’anni della sua vita sacerdotale a sacrificarsi con grande amore per il bene della gioventù povera e abbandonata.

Morte

Il dottor Fissore che lo assiste dice ai Salesiani: «La sua malattia non si può attribuire ad alcuna causa diretta. La sua vita è semplicemente consunta dal lavoro. Non muore di alcuna malattia. È come una lampada che si estingue per mancanza di olio». Il 29 gennaio entra in un progressivo assopimento e lo si sente sussurrare alcune giaculatorie: «Gesù, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Madre, aprimi le porte del Paradiso». Il 30 gennaio monsignor Cagliero intona le litanie degli agonizzanti: viene permesso a quasi ottocento persone, tra chierici e ragazzi, di baciargli la mano. Egli sta sul letto col capo rialzato, appoggiato con gli occhi socchiusi. Il 31 gennaio entra in agonia. Don Rua, sollevandogli la mano paralizzata, l’aiuta a benedire tutti i presenti. Ai Salesiani che vengono attorno al suo letto mormora: «Facciamo del bene a tutti, del male a nessuno! Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in Paradiso. Le sue ultime parole sono: “Sia fatta la volontà di Dio”. Muore a 73 anni, alle ore 4:45 del 31 gennaio 1888. Le opere dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice sono diffuse in tutto il mondo. Pio XI lo beatifica nel 1929 e lo canonizza nel 1934. Le sue spoglie mortali sono venerate nella basilica di Maria Ausiliatrice. È uno dei santi più invocati e più popolari della Chiesa cattolica.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi