Beata Elena Enselmini, clarissa, nasce a Padova nel 1208 e muore a Padova il 4 novembre 1231.
Proviene da una nobile famiglia. I genitori, molto religiosi, non solo la educano a una profonda fede cristiana, ma si rallegrano quando la giovinetta manifesta loro il desiderio di abbracciare la vita consacrata.
Grande devozione alla Passione di Cristo. Sopporta, con grande fortezza cristiana e rassegnata al volere divino, grandi sofferenze fisiche e “la notte oscura dello spirito”, che si prolunga per vari anni. Lascia scritti di alta spiritualità.
Nel 1230 è colpita da violenti attacchi febbrili e poi da una paralisi quasi totale; rimane lucida mentalmente, ma impedita nella parola e costretta a comunicare a gesti. Muore, santamente, dopo aver trascorso quindici mesi sul suo duro giaciglio.
La leggenda racconta che sulle labbra senza vita sboccia un giglio simbolo della purezza angelica. La fama della sua santità si diffonde rapidamente subito dopo la sua morte. Raccontano che il suo corpo rimanga a lungo incorrotto e che i capelli e le unghie, per molto tempo, continuano a crescere.
Suo grande devoto è san Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova. Beatificata nel 1695, le sue reliquie sono venerate nel convento dell’Arcella dal 1957.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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