Opinione

Il significato importante e unico della figura del papà

Quando nel 1968 fu istituita, nel giorno che la Chiesa Universale, di cui è patrono dall’8 dicembre per volontà di Papa Pio IX (1846-1878) dedica a San Giuseppe, la festa del papà, si può dire che la scelta fu indovinata: associare, infatti, la festa di ogni padre di famiglia a quella del padre putativo di Gesù, lo sposo di Maria Vergine, colui che ha avuto il privilegio di vivere l’infanzia del Bambinello di Betlemme. Sembra che l’usanza di questa particolare festa provenga dagli Stati Uniti e fu celebrata la prima volta il 5 luglio del 1908 a Fairmont, una cittadina del West Virginia, quando una giovane donna, Sonora Smart Dodd decise di dedicare un giorno speciale a suo padre, il signor Smart.

Ci sembra quasi di ritornare indietro nel tempo, quando ai genitori, nelle feste della mamma e del papà, si usava scrivere, da bambini una letterina, che immancabilmente finiva sulla tavola: era una letterina piena di belle e sincere parole, fatte di promesse tipiche dell’età… quanto tempo è passato.

Mi è capitato non molto tempo fa, mentre viaggiavo su un treno urbano, quello che unisce la città da sud a nord, evitando il caotico e rumoroso traffico di automobili, di ascoltare la conversazione tra due ragazze sui sedici anni che si scambiavano confidenze di ogni genere, e restare favorevolmente meravigliato nel sentire una delle due ragazze dire all’altra: “Guarda, che adorabile il mio papà, mi ha inviato un messaggio ( o più comunemente un sms, come si chiamano) sul telefonino… che belle parole mi ha scritto!”. Sul volto della ragazza si è acceso un sorriso, che ha trasmesso anche alla sua dirimpettaia che stava seduta di fronte, mentre il treno correva verso una delle tante stazioni di sosta. E’ stato bello constatare, come ai giorni nostri, malgrado si voglia chiamare mamma e papà, genitore uno e genitore due… come la figura del padre abbia ancora un valore, e ricopra un significato importante ed unico.

Come non ricordare le contestazioni giovanili, che avevano quasi dimenticato il posto unico e particolare che riveste nella comunità familiare il genitore maschile: sono stati anni difficili da superare, che hanno lasciato nelle generazioni future a volte delle incomprensioni e delle negatività che hanno quasi emarginato lo stesso genitore: solo a soddisfare ogni esigenza economica della famiglia.

La figura paterna ha subito nel corso dei secoli, importanti cambiamenti legati principalmente al mutare delle condizioni sociali economiche e culturali. Nell’attuale società, il padre appare tuttora più distante nel rapporto con i figli rispetto alla madre, ma è anche vero che la relazione papà-figlio, si presenta molto più complessa e variegata di quanto accadesse nelle cosiddette famiglie tradizionali.

Il culto verso S. Giuseppe, il cui nome significa Dio, aggiunga “iniziò in Italia, grazie ad alcuni monaci benedettini nel 1030, successivamente il culto si estese per merito dei Servi di Maria nel 1324, i Francescani nel Capitolo Generale dell’Ordine, tenuto ad Assisi nel 1399, decisero di celebrare la festa di S. Giuseppe il 19 marzo, giorno in cui venne confermata in seguito da Papa Sisto V (1585-1590), anch’esso francescano. Fu il pontefice Benedetto XIII (1724-1730) ad aggiungere alle litanie dei santi, quello dell’umile carpentiere di Nazareth. Sarà Giovanni XXIII (1958-1963) a mettere sotto la protezione di San Giuseppe, il Concilio Vaticano II, e inserendo il nome del Santo, nel canone della Messa, subito dopo quello della Vergine Maria.

La figura di S. Giuseppe nel Vangelo di Matteo è definita come “uomo giusto”, e possiamo affermare che egli fu anche l’uomo dell’ascolto, capace di comprendere fino in fondo il ruolo e l’importanza che rivestirà nella famiglia di Nazareth, infatti è sempre lui che si trova vicino a Maria.

Il grande e indimenticato papa Giovanni Paolo II (1978-2005) ci ricorda: “San Giuseppe è grande con lo spirito. E’ grande nella fede, non perché pronuncia parole proprie, ma soprattutto perché ascolta le parole del Dio vivente. Ascolta in silenzio. E diventa un testimone del Mistero Divino. La parola del Dio vivente cade profondamente nell’anima di quell’uomo, di quell’uomo giusto”.

Gualtiero Sabatini

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