La comunicazione, in riguardo ai temi della disabilità, è assolutamente fondamentale. A volte, sembra un tema relativamente importante invece, comunicare la fragilità nonché la diversità nei tempi odierni e nella maniera giusta è di primaria importanza. Una corretta comunicazione crea inclusione ed empatia. La persona con disabilità, così facendo, non si sente esclusa o non accettato. Invece, spesso, anche nella terminologia quotidiana, ci si abitua a ricorrere a dei termini scorretti, riguardanti ad esempio delle caratteristiche fisiche o per sottolineare uno sbaglio da parte di qualcuno, i quali vengono utilizzati, magari involontariamente, per denigrare una persona.
Tale aspetto, a lungo termine, crea una tipologia di comunicazione che è tutto fuorché inclusiva e quindi, penso che, la prima cosa per evitare ciò, sia l’utilizzo di terminologie corrette nei dialoghi. Quando, ad esempio, ci si riferisce a coloro che hanno una disabilità, va sempre anteposto un sostantivo come cittadini o persone, perché appunto, prima di ogni cosa, viene la persona e poi la disabilità. Il fatto di utilizzare una terminologia quale “disabile” o, ancora peggio, “diversamente abile”, visti ormai come “politicamente corretti”, alla lunga danno sempre una sensazione di diversità, la quale comunque è insita in ognuno di noi e non è necessario sottolinearla con questi termini, bisogna semplicemente comunicare e dire “persone con disabilità”. Questo è un esempio, però la comunicazione è importante. Se noi, nella terminologia, sia per quanto riguarda l’inclusione che l’accessibilità, impariamo a dire che non c’è solamente la “rampa per le persone con disabilità” ma c’è la rampa accessibile a tutti, non solo a chi ha una disabilità, ma anche alle mamme con il passeggino e alle persone anziane. Se finiamo di utilizzare termini specifici per le persone con disabilità ma termini che vanno bene per tutti, avremo già fatto un bellissimo lavoro al fine di andare verso l’inclusione e l’accessibilità di cui abbiamo bisogno.
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