Opinione

Come orientarsi nell’informazione sui vaccini

Dall’inizio della pandemia ho evitato di intervenire su argomenti di competenza degli specialisti che non solo hanno titolo per discuterne, ma conoscono a fondo l’argomento ed in tal modo possono esprimere compiutamente un parere (non solo un’opinione) assumendone le responsabilità che l’ordinamento accolla all’esercizio delle professioni intellettuali; meritevole di attenzione è anche la posizione espressa dalla comunità scientifica attraverso i propri esponenti, specialmente ove dia conto del dibattito accademico, che viene comunemente raccolta come dottrina.

Nei tempi attuali, la possibilità per chiunque di accedere direttamente alle fonti di informazioni rese disponibili dalla rete digitale e l’immediatezza della comunicazione attraverso i canali di informazione, hanno infranto le barriere della verifica della conoscenza, indispensabile alla credibilità dell’informazione per cui è compito del fruitore (non più dell’intermediario) selezionare, tra le innumerevoli informazioni e notizie disponibili, quelle che non solo superano la soglia di attendibilità, indispensabile per la seria presa in considerazione, ma anche abbiano alle proprie spalle le competenze necessarie per evitare di essere inesatte.

Occorre cioè prendere atto che se da un canto l’eliminazione della intermediazione nella divulgazione di notizie consente a chiunque di accedere senza filtri e di selezionare liberamente i dati, e questo potrebbe essere positivo, l’eccesso di libertà nella divulgazione delle informazioni aumenta a dismisura i margini di errori se non addirittura della malafede.

E quindi oggi chiunque si prende la libertà di dire se un vaccino fa bene o male, se sia necessario o meno, se i dati che lo supportano siano esatti piuttosto che le controindicazioni siano bilanciate: insomma, si entra a gamba tesa in un mondo che appartiene alla comunità scientifica, che dovrebbe essere l’unica ad esprimere le giuste considerazioni e le necessarie valutazioni, al fine di sostenere la domanda di informazione che viene avanzata dalla popolazione.

Ho già scritto che viviamo l’epoca dell’abuso poiché se da un canto ognuno esprime con leggerezza opinioni che contrastano le verità scientifiche, è pur vero che i giochi di potere hanno superato la soglia della tolleranza e si sono avviati verso la più spudorata imposizione, mascherata da una informazione pilotata.

È interessante l’intervento di un lettore che preso atto della sospensione in Germania delle vaccinazioni da parte di Astrazeneca, si è posto il dubbio se tale provvedimento sia conseguenza di un’accertata necessità scientifica (e ne dovrebbe essere diffuso il comunicato) oppure se sia frutto della lotta economica tra i produttori di vaccino, posto che sovente abbiamo assistito a provvedimenti che avevano come obiettivo soltanto la sconfitta di un concorrente fastidioso, senza che vi sia stata una effettiva ragione condivisa; ed è nata così la falange dei complottisti e dei negazionisti, i quali si propongono dubbiosi a prescindere da ogni riferimento a dati oggettivi, valorizzando esclusivamente l’interesse economico e la scarsa diffusione di dati attendibili.

Gira sui social un simpatico video di un informatore che ridicolizza costoro, attenti ad ogni minimo dettaglio che possa costituire un rischio per l’assuntore, ricordando che banali farmaci hanno controindicazioni più gravi e che le pretese di verifica delle capacità produttive andrebbero estese all’infinito ad ogni aspetto della vita quotidiana con la conseguente impossibilità di vivere.

Un noto giornalista ha evidenziato come la pretesa del rischio zero sia del tutto utopistica in quanto non appartenente alla realtà e che il mondo deve riprendere a fare i conti con la umana imprevedibilità, che oltre ad essere il sale della vita, rappresenta la vera chiave di lettura cui orientare i propri comportamenti, consapevoli della consequenzialità delle scelte e delle azioni, ma anche della loro possibile, non certa, realizzabilità; purtroppo, l’imprevedibilità è però un elemento di ostica accettazione in un mondo in cui si invoca il controllo su tutto.

In attesa che la comunità scientifica chiarisca in trasparenza le ragioni necessarie a fugare i legittimi dubbi di chi deve assumere su di sé un prodotto ritenuto necessario, ed evitando di imporre ogni decisione con forza e violenza, posto che il mondo ne ha già sviluppato gli anticorpi per resistere, non resta che auspicare che ciascuno affidi la propria scelta ad una attenta e sana riflessione con l’ausilio dei propri riferimenti fiduciari.

Roberto de Tilla

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