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La rinvincita di Marino

La rivincita di Ignazio Marino – almeno quella politica – passa per piazza Cavour. Ieri la Corte di Cassazione ha, infatti, pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ha annullato senza rinvio la condanna emessa in appello per il “caso scontrini“. 

La sentenza

Una decisione “radicalmente illegittima” per gli ermellini che si è limitata a interpretare gli elementi a sfavore dell'ex sindaco, senza spiegare su quali elementi sia fondata l'accusa di un presunto uso privatistico della carta dei credito del Comune. Dal momento che la “genericità dei giustificativi” non è di per sé prova del reato. La Corte d'appello, spiega la sesta sezione penale della Cassazione, ha ribaltato la decisione su Marino assolto in primo grado senza ascoltarlo nuovamente, ma basandosi su sue dichiarazioni spontanee, e soprattutto senza sentire di nuovo il suo collaboratore che in tribunale ammise d'aver redatto note spese a distanza di tempo, ricostruendo la rendicontazione sulla base degli impegni trascritti in agenda. Affermazione che era stata determinante per l'assoluzione, ma che in appello è stata intesa come formulata da un soggetto intimorito.

“Caso chiuso”

“Con il deposito delle motivazioni della sentenza della Suprema Corte di Cassazione il caso 'scontrini' è stato definitivamente chiuso – ha commentato Marino su Facebook -. Le cene di rappresentanza oggetto di tanta attenzione da parte del Partito Democratico, dei partiti di Centro-Destra e del Movimento 5 Stelle sono state giudicate dall'Alta Corte attività ordinaria di promozione dell'immagine e del prestigio della Capitale d'Italia che centinaia di migliaia di Romane e Romani mi avevano chiamato a guidare con il loro voto democratico. Per la Cassazione, quindi, l'esposto del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia denunciava un fatto che semplicemente 'non sussiste'. Insomma era 'carta straccia'” La Cassazione, ha concluso, “ha ribadito che il mio operato è sempre stato corretto. Il caso è chiuso. Ciò che rimane aperto sono i motivi che hanno portato tutti i Consiglieri del Partito Democratico e parte dei Consiglieri di Centro-Destra a recarsi da un notaio per interrompere il cambiamento che si stava realizzando. Queste le uniche motivazioni a oggi non ancora depositate”.

 

 

Alberto Tuno

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