Il calabrone che spaventa la Capitale

A Grottaferrata la puntura di un calabrone asiatico ha mandato in choc anafilattico un uomo di 60 anni. Tanto è bastato per far scattare l'allarme nella cittadina della provincia sud di Roma e nella stessa Capitale

Allarme

“Sono stati rinvenuti in via Cardinal Bessarione due nidi di calabroni asiatici, per la cui rimozione abbiamo già richiesto l'intervento dei vigili del fuoco e dell'emergenza sanitaria della Asl Roma H” ha scritto il sindaco Luciano Andreotti per far capire che la situazione è seria. La cittadinanza è stata invitata a “prestare molta attenzione”. 

La specie

Il calabrone asiatico (Vespa Velutina) è un imenottero della famiglia Vespidae particolarmente diffuso in India, Cina, Indocina e Giava e importato per errore nel sud della Francia, da cui si è arrivato anche in Spagna, Portogallo, Belgio e Italia. La regina può raggiungere i 5 cm, esattamente come la sua “cugina” europea. Le altre componenti dell'alveare, invece, possono arrivare a 3 cm, con dimensioni inferiori rispetto al calabrone autoctono. Altra differenza è rappresentata dal colore. Mentre la specie europea (Vespa Crabro linnaeus) è più chiara e con tratti rossicci, quella asiatica ha un corpo scuro con una linea gialla che taglia il suo addome, al cui interno è presente un triangolino nero.

Pericoli

Anche l'aggressività è simile a quella dei calabroni europei, che hanno un atteggiamento tendenzialmente indifferente nei confronti dell'uomo ma possono avvicinarsi in presenza di cibo (in particolare frutta) o la notte, attratti dalle luci artificiali. Decisamente più pericolosa è la Vespa mandarinaia, anche detta calabrone gigante asiatico (la cui apertura alare può sfiorare gli 8 cm) con cui spesso la Velutina è confusa. La velonosità non è superiore a quella del calabrone europeo. 

Le vere vittime

Maggiore è invece la sua pericolosità per le api, suo alimento preferito, soprattutto per quanto riguarda le specie europee. Pur abilissimo predatore di api anche nel suo territorio di origine, è in Europa che questo imenottero riesce a minare seriamente l'esistenza delle comunità apiarie. Le specie apiarie del sud-est asiatico hanno adottato infatti dei comportamenti validi per combattere questo loro predatore ammassandosi sull'intruso e surriscaldandolo fino alla morte per choc termico, comportamenti per ora sconosciuti alle api europee, che contro i normali calabroni esploratori penetrati nell'arnia utilizzano prevalentemente l'assalto in massa, come attestano i corpi di vespe crabro poi espulse all'esterno della medesima. Questi attacchi sono comunque onerosi per la comunità apiaria europea comportando spesso il sacrificio dell'ape stessa poichè il pungiglione uncinato è fatto per restare conficcato nel bersaglio con parte dell'addome, con la sacca velenifera ed il muscolo che finisce di pompare veleno.