“La nostra identità si costruisce a partire dal bene ricevuto”

Davvero non c'è spazio per la presunzione quando congiungiamo le mani per pregare. Non esistono nella Chiesa 'self made man', uomini che si sono fatti da soli. Siamo tutti debitori verso Dio e verso tante persone che ci hanno regalato condizioni di vita favorevoli. La nostra identità si costruisce a partire dal bene ricevuto“. E' quanto ha detto Papa Francesco nel corso dell'udienza generale che si è svolta a piazza San Pietro, alla quale hanno partecipato circa 27mila fedeli.

La piazza gremita di giovani

Il Pontefice, prima di iniziare il conseueto giro tra i settori delimitati dal colonnato del Bernini, ha fatto salire a bordo della papamobile quattro ragazzi. In piazza, oggi, erano presenti oltre 6mila preadolescenti di vicariati, decanati, comunità pastorali, parrocchie dell'arcidiocesi di Milano, a a cui si aggiungono gli oltre mille cresimati della diocesi di Treviso, accompagnati dal loro vescovo, Gianfranco Agostino Gardin, e i circa 70 cresimandi del decanato di Lione. Nella giornata di ieri, i giovani milanesi hanno assistito alla messa celebrata nella basilica di San Pietro, dall'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini e hanno ricevuto in dono i rosari della Giornata mondiale della Gioventù, regalo fatto dallo stesso Ponterice, attraverso l'Elemosineria Apostolica, in occasiane del suo onomastico

L'abbraccio del Papa

Durante il suo giro, il Papa ha fatto fare un’apposita sosta per salutare una giovane disabile che, come riporta il Sir,  “issata” fino alla jeep bianca scoperta dagli uomini della sicurezza vaticana lo ha abbracciato calorosamente, ricambiata. Successivamente si è diretto verso la prima fila delle transenne per salutare i pellegrini che lo chiamavano a gran voce.

La catechesi

Papa Francesco, in questo primo mercoledì dopo la Pasqua, ha concluso le sue catechesi sul Padre Nostro, soffermandosi sull'espressione “come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. “Chi prega impara a dire 'grazie' e chiede a Dio di essere benevolo con lui o con lei. Per quanto ci sforziamo, rimane sempre un debito incolmabile davanti a Dio, che mai potremo restituire: Egli ci ama infinitamente più di quanto noi lo amiamo. E poi, per quanto ci impegniamo a vivere secondo gli insegnamenti cristiani, nella nostra vita ci sarà sempre qualcosa di cui chiedere perdono: pensiamo ai giorni trascorsi pigramente, ai momenti in cui il rancore ha occupato il nostro cuore… Sono queste esperienze, purtroppo non rare, che ci fanno implorare: 'Rimetti a noi i nostri debiti' – ha spiegato Papa Francesco -. A pensarci bene, l’invocazione poteva anche limitarsi a questa prima parte; invece Gesù la salda con una seconda espressione che fa tutt’uno con la prima. La relazione di benevolenza verticale da parte di Dio si rifrange ed è chiamata a tradursi in una relazione nuova che viviamo con i nostri fratelli. Il Dio buono ci invita ad essere tutti quanti buoni. Le due parti dell’invocazione si legano insieme con una congiunzione impietosa: 'come'. Ogni cristiano sa che esiste per lui il perdono dei peccati. Quando Gesù racconta ai suoi discepoli il volto di Dio, lo tratteggia con espressioni di tenera misericordia. Dice che c’è più gioia nei cieli per un peccatore che si pente, piuttosto che per una folla di giusti che non hanno bisogno di conversione. Nulla nei Vangeli lascia sospettare che Dio non perdoni i peccati di chi è ben disposto e chiede di essere riabbracciato”. 

La forza del perdono

“Gesù inserisce nei rapporti umani la forza del perdono. Nella vita non tutto si risolve con la giustizia. Soprattutto laddove si deve mettere un argine al male, qualcuno deve amare oltre il dovuto, per ricominciare una storia di grazia. Il male conosce le sue vendette, e se non lo si interrompe rischia di dilagare soffocando il mondo intero. Alla legge del taglione, quello che tu hai fatto a me, io lo restituisco a te, Gesù sostituisce la legge dell’amore: quello che Dio ha fatto a me, io lo restituisco a te – ha concluso il Papa – Dio dona ad ogni cristiano la grazia di scrivere una storia di bene nella vita dei suoi fratelli, specialmente di quelli che hanno compiuto qualcosa di spiacevole e di sbagliato. Con una parola, un abbraccio, un sorriso, possiamo trasmettere agli altri ciò che abbiamo ricevuto di più prezioso: il perdono”.