A S. Giovanni l'ordinazione dei vescovi ausiliari

Don Paolo avrà come impegno la pastorale sanitaria quindi la cura degli ospedali qui nella città di Roma mentre padre Daniele continuerà il suo impegno nella formazione dei sacerdoti a cui si aggiunge adesso anche l’impegno con i diaconi permanenti”. Così il vicario di Roma mons. Angelo De Donatis ha illustrato i compiti che aspettano i nuovi vescovi ausiliari della diocesi del Papa, la cui ordinazione episcopale sarà celebrata il 13 gennaio 2018 alle 17 nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Il saluto di monsignor Leuzzi

L'annuncio dei nuovi vescovi è stato dato nell'Aula della Conciliazione del Vicariato in contemporanea con la sala stampa della S. Sede. “Quando ci raduniamo per questi motivi – ha detto l’arcivescovo De Donatis – è sempre un’occasione di rendimento di grazie al Signore e di gioia perché la vita della diocesi continua il suo cammino e vive una sua fecondità”. Un pensiero anche per  il vescovo Lorenzo Leuzzi, chiamato a guidare la diocesi di Teramo-Atri: “Vorrei semplicemente ricordare che don Enzo ha fatto in diocesi un lungo percorso di servizio, molto intenso, ad iniziare dagli anni di presenza come assistente spirituale degli studenti dell’Università Cattolica presso il Policlinico Gemelli in cui, sappiamo bene, ha coniugato la passione per il mondo universitario con la sua esperienza professionale dato che proprio in quella sede aveva completato gli studi di Medicina”. Mons. Leuzzi ha parlato della sua “esperienza romana“: “Pensando al quarto vicario di Roma che ho avuto la gioia di incontrare dico che ogni volta c’è sempre stata una novità: prima Poletti mi ha invitato a Roma, poi Ruini mi ha inserito nella pastorale del Vicariato, con Vallini la nomina a vescovo e con don Angelo sono stato 'messo in Cattedra'”. Il vescovo ha indirizzato una lettera pastorale ai fedeli dell’arcidiocesi di Teramo-Atri: “Cari fratelli e sorelle – si legge – vengo tra voi con grande gioia dopo aver servito la Chiesa di Roma fin dall'inizio della mia ordinazione sacerdotale. Non finirò mai di ringraziare il Signore per questi anni di ministero inaspettato, immeritato e sorprendente. La vicinanza del Papa, Vescovo di Roma, è stata l’esperienza più bella che desidero condividere con Voi apprestandomi a svolgere un nuovo ministero pastorale. Di fronte a noi – scrive ancora – ci sono sfide che testimoniano che il tempo della transizione non è ancora finito. Anzi! Le sfide si fanno più acute e minacciose: dalla crescente povertà alla preoccupante crisi della democrazia anche nei paesi occidentali. A noi, uomini e donne sobri e laboriosi della Chiesa che è in Teramo-Atri, il Signore chiede di dare testimonianza che non ci sarà futuro per l'umanità senza l'onestà intellettuale e un rinnovato senso del dovere. È un impegno esigente di tutti i battezzati a cui guardano con simpatia e ammirazione talvolta nascosta o mascherata da sofferta solitudine, tanti uomini e donne che non frequentano più le nostre comunità ecclesiali”.

La gratitudine di don Paolo

Parole di gratitudine anche da don Paolo Ricciardi, che ha aperto il suo intervento citando le parole pronunciate da Albino Luciani quando fu eletto vescovo: “Con me il Signore attua il suo sistema: prende i piccoli e li mette in alto. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo né sul marmo ma addirittura nella polvere, perché se la scrittura resta, non scompaginata, sia ben chiaro che tutto è opera e merito del solo Signore. In particolare, ringrazio questa Chiesa – ha detto – in cui sono nato e cresciuto, e che ho sempre amato profondamente, nella certezza di aver ricevuto molto da sacerdoti, religiosi e laici”. Un pensiero “a papà Stefano, che è in cielo, che fu tra i primi dieci giovani fondatori della Gioventù Francescana nel 1948, poi medico per vocazione: mi ha testimoniato la fede, la povertà, il servizio e la forza della tenerezza. E mamma, i miei fratelli, mia sorella e le famiglie, che continuano a generarmi, nella vita e nella semplicità. I miei zii preti, che dal cielo custodiscono: padre Giuseppe Zirilli, redentorista e padre Rosario, domenicano”. Poi, rivolto ai “tanti medici, tanti infermieri, tanti operatori nella sanità che conosco e che soprattutto conoscerò” don Ricciardi si è augurato “di poter crescere in uno spirito di collaborazione e fiducia, con il desiderio, da oggi, di portare a chi vive nella malattia e nella prova la carezza del Papa e della Chiesa di Roma, la mano forte e tenera del Signore Gesù, medico delle anime e dei corpi”.

Lo stupore di padre Daniele

Infine il gesuita padre Daniele Libanori ha detto di aver “accolto con comprensibile stupore questa nuova inattesa chiamata, nella consapevolezza serena dei miei limiti, con piena adesione alla decisione del Santo Padre nella quale vedo senza incertezze la volontà di Dio”. E ha continuato: “Il Signore mi propone un nuovo inizio. Mi sento un po’ come quando entrai in Noviziato, in età già matura. Una volta ancora il Signore mi domanda di rimettermi in cammino dietro a lui e di prestare orecchio, facendo ciò che egli dirà attraverso le vicende della vita e la parola del Santo Padre e del suo Vicario a Roma. Non ho più la sicurezza dell'età giovanile; non mi sento più molto forte” ma «nella luce della fede, ritrovo anch'io la serenità e riconosco in questo invito del Signore un segno grande e inatteso della sua misericordia, una nuova opportunità per servire, un nuovo appello alla conversione e alla santità. Il Santo Padre mi ha chiamato al Ministero episcopale per aiutare il suo Vicario nel servizio della Chiesa che vive a Roma. Questo per me oggi è una grazia e una gioia”.