Via libera del Senato alla proroga dello stato di emergenza, che si protrarrà a questo punto fino al 15 ottobre. L’ok di Palazzo Madama è arrivato con 157 sì, 125 no e 3 astensioni. Numeri sufficienti a dar ragione al premier Giuseppe Conte, che in giornata ha riferito prima in Parlamento sulla necessità di proseguire con lo status dichiarato nei giorni peggiori della pandemia di coronavirus. Una proroga che il presidente del Consiglio ha definito “è inevitabile e legittima” perché “il virus continua a circolare”. Una presa di posizione che, se da un lato ha incassato il sì di Nicola Zingaretti e del Partito democratico, dall’altro ha sollevato la protesta dell’opposizione. Su tutti la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che definisce quella assunta dal Paese come “una deriva liberticida”.
Il premier Conte garantisce che “la proroga è necessaria per assicurare la continuità operativa di chi sta svolgendo attività di assistenza e di sostegno”. D’altro canto, mantenere lo stato d’emergenza secondo il presidente del Consiglio sarà utile “per chi subisce gli effetti, diretti ed indiretti, di una pandemia che seppure fortemente ridimensionata non si è esaurita”. Visione opposta quella del leader della Lega, Matteo Salvini, indirettamente ripreso dal ministro della Salute, Roberto Speranza (pur senza essere nominato), per non aver indossato la mascherina in aula. Il segretario del Carroccio si intrattiene telefonicamente con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, manifestando “grande sconcerto e preoccupazione per la volontà del governo di prolungare lo stato di emergenza in assenza di giustificazioni sanitarie e giuridiche a supporto della scelta”.
Ed è proprio in aula a Palazzo Madama che si è consumato lo scontro fra il premier e il suo ex ministro dell’Interno. Secondo Salvini non è possibile prorogare lo stato d’emergenza perché “la situazione non esiste. Se non c’è un’emergenza, non si può dichiarare uno stato di emergenza. Semplice. Si tratta di una richiesta inopportuna e illegittima Bisogna tornare a una ordinata normalità, firmato Sabino Cassese. Che penso ne sappia più di lei di diritto, presidente Conte…”. Non si è fatta attendere la replica del premier: “Vi sfido a interrogare i presidenti di Regione e confrontarvi con loro: vediamo se sono disponibili a dismettere queste misure di protezione”.
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