Il canale televisivo CNBC riferisce che, sin dallo scorso anno, Facebook è finito sotto i riflettori delle Autorità europee per la concorrenza, a seguito di un’indagine focalizzata sulla sua enorme miniera di dati e di un’altra sul mercato online lanciato nel 2016 e utilizzato da 800 milioni di utenti in 70 Paesi per acquistare e vendere oggetti. L’Unione europea, infatti, sta esaminando il modo in cui Facebook raccoglie i suoi dati e ne trae guadagno e, inoltre, sta cercando di stabilire se il Marketplace della società tragga un vantaggio sleale rispetto ai concorrenti nel settore degli annunci economici. Da marzo scorso Facebook ha fornito alla Commissione 1,7 milioni di pagine di documenti, inclusi messaggi di posta elettronica interni, ma l’Antitrust – secondo alcune fonti anonime citate dai media britannici – ha chiesto ulteriori informazioni, esigendo tutti i documenti contenenti parole chiave e frasi come “grande domanda”, “gratis”, “non va bene per noi” e “shutdown”.
Con la sentenza del 24 luglio la Corte ha dichiarato che la richiesta dell’Unione Europea “è sospesa fino a nuova ordinanza di chiusura del presente procedimento sommario”.
Tim Lamb, responsabile dell’ufficio legale del colosso americano, spiega che: “La natura eccezionalmente ampia delle richieste della Commissione significa che dovremmo consegnare documenti prevalentemente irrilevanti che non hanno nulla a che fare con le indagini della Commissione, comprese informazioni personali altamente sensibili come le informazioni mediche dei dipendenti, i documenti finanziari personali e le informazioni private di membri della famiglia dei dipendenti”. Ha poi aggiunto: “Riteniamo che simili richieste debbano essere esaminate dalle Corti europee”.
Un portavoce della Commissione ha riferito che: “La Commissione difenderà il suo caso davanti alla Corte” di Giustizia dell’ Ue, e “l’indagine Ue sul potenziale comportamento anticoncorrenziale di Facebook è in corso”.
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