La Confartigianato ha stimato quanti potrebbero essere i lavoratori che potrebbero perdere il posto a causa della diffusione dell’intelligenza artificiale. Ecco quale sarebbe la regione che potrebbe risentire di più questo problema.
“Sono 8,4 milioni i lavoratori italiani a rischio per effetto della diffusione dell’intelligenza artificiale“. La stima è di Confartigianato che ha analizzato “il grado di esposizione all’Ia del nostro mercato del lavoro” e avverte: “Il 36,2% del totale degli occupati subirà l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione”. La regione più esposta è la Lombardia, poi il Lazio. Per “lavoratori in bilico” in Europa “stanno peggio di noi Germania e Francia” e spicca il 59,4% del Lussemburgo. L’Ia, commenta il presidente Marco Granelli, “non va temuta ma governata dall’intelligenza artigiana”. La percentuale di lavoratori messi a rischio dall’impatto dell’intelligenza artificale sul nostro mercato del lavoro, secondo il rapporto elaborato da Confartigianato, è “inferiore di 3,3 punti rispetto al 39,5% della media europea di lavoratori maggiormente esposti all’Ia. Stanno peggio di noi Germania e Francia rispettivamente al 43% e al 41,4% di lavoratori in bilico e il Lussemburgo con addiritttura il 59,4%, seguito da Belgio al 48,8% e Svezia al 48%”. Le professioni più esposte “sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo, a cominciare dai tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione”, mentre “tra le attività lavorative a minor rischio vi sono quelle con una componente manuale non standardizzata”. Secondo la rilevazione di Confartigianato “l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022, pari 1,3 milioni di persone. Per le piccole imprese fino 49 addetti la quota è del 22,2%, pari a 729.000 persone”.
Il dato è stato calcolato anche regione per regione: “A livello territoriale, la maggiore percentuale di personale in bilico si registra nel centro-nord, con in testa la Lombardia (35,2% degli occupati assunti nel 2022 più esposti a impatto IA), seguita dal Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%), Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%). “Da rischio a opportunità”, il rapporto di Confartigianato mette anche in evidenza che “l’intelligenza artificiale è l’arma che le imprese stanno sfruttando per ottimizzare le proprie attività. In particolare, il 6,9% delle nostre piccole aziende utilizza robot, superando il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania. Inoltre, il 5,3% delle pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’Ia”.
“L’intelligenza artificiale – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’anima dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy“. Nelle altre regioni, a seguire dopo la Liguria, la ‘classifica’ dei “lavoratori in bilico” stilata da Confartigianato prosegue con Sicilia (23,2%), Friuli Venezia Giulia (22,9%), Veneto (22,6%), Toscana (21,1%), Calabria (20,8%), Trentino Alto Adige e Umbra (19,9%), Puglia (19,8%), Molise (18,6%), Marche (18,4%), Sardegna (18,3%), Abruzzo (17,5%), Basilicata (16,7%).
Fonte Ansa
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