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ITALICUM, OGGI SI GIOCA IL MATCH POINT

Prudenza è la parola d’ordine scelta da Matteo Renzi a poche ore dal voto decisivo sull’Italicum. La tripla fiducia e i numeri alla Camera gli consentirebbero di affrontare senza apprensioni l’ultima puntata della telenovela legata alla legge elettorale. Ma la storia politica ci ha abituato a colpi di scena in zona Cesarin e, dunque, la cautela non è mai troppa. Del resto per il presidente del Consiglio questa è una partita da non perdere. L’unica che gli consentirebbe di accreditarsi agli occhi degli italiani come l’uomo del cambiamento venuto per spazzare via una “classe politica inconcludente, che prometteva e poi non faceva nulla”.

La cautela è d’obbligo dunque. Forse anche per non acuire la frattura nel Pd, dove minaccia di allargarsi il fronte nel dissenso. Ma le cautele del premier non bastano per disfare il malcontento ormai sempre più diffuso tra le correnti che non si rispecchiano nel giglio magico. Un duro affondo nei suoi confronti di Renzi ieri è arrivato da Enrico Letta. “L’Italicum è un parente stretto del Porcellum che eleggerà più della metà dei parlamentari scelti dai partiti – ha detto l’ex capo del governo  – Sono stato sorpreso da questa accelerazione, non me l’aspettavo”. Letta non ha esitato a paragonare l’operazione condotta da Renzi sull’Italicum a quella di Berlusconi sulla Calderoli. “Lo abbiamo accusato di aver introdotto di fatto un cambiamento nel nostro sistema per cui chi ha la maggioranza di governo si fa la sua legge elettorale – ha spiegato – si fa le regole del gioco come vuole lui avendo la maggioranza e abbiamo detto mai più. Oggi il centrosinistra e il Pd sta facendo esattamente la stessa cosa”.

Per il momento, in ogni caso, non c’è alcun rischio di scissione ha assicurato Gianni Cuperlo. “Domani non esprimerò un voto favorevole a questa legge elettorale – ha sottolineato l’ex presidente del Pd – poi decideremo assieme anche ad altri deputati del Pd se non partecipare al voto o esprimere un voto contrario”. Ciò avverrà “nella chiarezza della posizione, non ci sarà nessun agguato, tutto deve avvenire alla luce del sole, non abbiamo chiesto il voto segreto e se fosse possibile evitarlo sarebbe anche meglio”.

A scaldare gli animi ci pensano le opposizioni. Forza Italia ha scelto la via dell’Aventino, replicando la protesta già attuata in occasione dell’ultimo voto di fiducia. “Nessuna delle opposizioni – ha detto Renato Brunetta – parteciperà al voto finale. Non vogliamo essere parte di una giornata funerea per la democrazia italiana. Il Paese deve sapere che chi lo governa, Matteo Renzi, fa una violenza inaccettabile al Parlamento e alla democrazia: vuole essere un uomo solo al comando. Per questo poi promuoveremo anche un referendum abrogativo. E devono saperlo la Corte costituzionale, visto che la riforma del sistema di elezione del Parlamento è approvata a colpi di maggioranza grazie a voti di deputati eletti con un premio dichiarato incostuzionale dalla Consulta ed altri eletti dal centrodestra. E deve saperlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui chiediamo di riflettere prima di firmare questa legge”. Il Movimento 5 Stelle prenderà invece parte al voto, votando no alla riforma.

Luca La Mantia

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