Il Papa ricorda la mancata visita ad Acerra. Promette: “Ci andrò, sicuro”

Il vescovo Antonio Di Donna: «Dal Papa parole di grande incoraggiamento. Speriamo di accoglierlo presto».

Papa Francesco questa mattina, durante la preghiera del Regina coeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ha ricordato la sua visita ad Acerra che si sarebbe avuta oggi, ma che come tanti altri impegni del pontefice è stata rimandata a causa della pandemia. Monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, esprime grande gioia per le parole di Papa Francesco pronunciate in occasione di questa giornata, che sarebbe rimasta nella storia per la diocesi, ma che per il momento è solo rimandata.

La mancata visita ad Acerra

«Oggi avrei dovuto recarmi ad Acerra per sostenere la fede di quella popolazione e l’impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell’inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi. La mia visita è stata rimandata. Tuttavia invio al vescovo, ai sacerdoti, alle famiglie e all’intera comunità diocesana il mio saluto, la mia benedizione e il mio incoraggiamento in attesa di incontrarci appena possibile. Ci andrò, sicuro». Queste le parole del Papa che ha ricordato anche il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune pubblicata il 24 maggio del 2015.

La riflessione del vescovo di Acerra

«Ancora una volta diciamo grazie a Papa Francesco per la sua speciale attenzione alle nostre terre, alle diocesi più colpite dall’inquinamento e alle sofferenze della gente», dichiara Di Donna. Il Papa stesso aveva detto in un’intervista che «quel documento sembra abbia avuto l’ispirazione decisiva sorvolando proprio le nostre terre in elicottero e notando lo scempio del nostro territorio», continua il presule. Perciò esso «ispira e guida il nostro impegno per la difesa del Creato. Il saluto affettuoso che il Papa questa mattina ha rivolto alla diocesi di Acerra e alle popolazioni della Terra dei fuochi e il ricordo della mancata visita ad Acerra per celebrare il quinto anniversario della Laudato si’, sono «parole di ulteriore incoraggiamento a non abbassare la guardia di fronte al dramma ambientale, che rischia di passare in secondo piano in questo tempo di emergenza sanitaria da pandemia», afferma ancora monsignor Antonio Di Donna, che aggiunge: «Lo aspettiamo ancora e speriamo di vederlo presto». Per questo, chiosa Di Donna, «oggi come Chiesa di Acerra noi ci impegniamo a continuare a tenere ancora accesi i riflettori sull’inquinamento delle nostre terre e a risvegliare le coscienze», per una «operazione verità in dialogo con le Istituzioni», e giungere a quella che il Papa chiama «conversione ecologica».

Il monito di Monsignor Di Donna

Il vescovo di Acerra ricorda inoltre che si tratta di un «impegno non solo nostro, ma comune ad altre nove diocesi del territorio compreso tra Napoli a Caserta», che insieme hanno «coinvolto parroci e sacerdoti in un partecipatissimo incontro a Teano lo scorso 14 gennaio», e proprio «ad Acerra lo scorso 18 aprile doveva tenersi un grande raduno dei vescovi italiani impegnati particolarmente per la difesa del creato nelle terre delle loro diocesi dove insistono siti inquinati di interesse nazionale», anch’esso purtroppo rinviato a causa della pandemia. A maggior ragione, aggiunge il presule, la promessa del Pontefice di recuperare questa storica visita appena possibile, rappresenta «una nuova iniezione di fiducia e di speranza per riprendere questo impegno, per le famiglie, in modo speciale quelle dei bambini e dei ragazzi colpiti dalla malattia», perché, continua Di Donna, «nelle nostre terre si continua a morire per l’emergenza ambientale». L’ultima vittima, in ordine di tempo, il giovane acerrano Stefano Sorano, di soli 24 anni: dopo la sua morte il vescovo di Acerra aveva ancora una volta invocato una «giornata in ricordo delle vittime dell’inquinamento perché non cadano nella dimenticanza».

Deve esserci verità

Questa mattina Papa Francesco avrebbe dovuto incontrare ad Acerra i vescovi, parroci e sindaci dei Comuni di quei territori tra Napoli e Caserta. Perciò il rinnovato appello del vescovo Di Donna, affinché «venga fatta finalmente verità nei nostri territori garantendo uno sviluppo vero alle nostre terre, che ponga al centro l’uomo, il suo sviluppo integrale, compatibile con la fondamentale e originaria vocazione agricola, archeologica e turistica». Ancor più «in questo tempo in cui l’emergenza dell’epidemia ha messo in ginocchio proprio l’economia agricola e il turismo». Perché, chiosa il presule, «questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria ma economica e morale». L’incoraggiamento del Papa, conclude monsignor Di Donna, è infine una esortazione, cinque anni esatti dopo la pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, a verificare, anche nella Chiesa, «lo stato di accoglienza di quel profetico documento», soprattutto «nell’anno che Papa Francesco ha indetto da oggi al 24 maggio del 2021 dedicato alla Laudato si’».