Decisione unanime della Corte federale australiana: Novak Djokovic, numero uno del tennis mondiale, sarà espulso dall’Australia. Il ricorso del campione serbo, intenzionato a partecipare agli Open, è stato respinto con parere convergente da parte dei giudici Jaems Allsop, Anthony Besanko e David O’Callaghan. La cancellazione del visto sportivo resta valida e Djokovic dovrà lasciare il Paese. La sua presenza agli Australian Open, in quanto atleta non vaccinato, secondo le autorità del Paese avrebbe potuto compromettere “gli sforzi di vaccinazione da parte di altri in Australia”, oltre che “il buon ordine”. Una decisione annunciata e che lascia l’amaro in bocca al fuoriclasse serbo, che non manca di farlo sapere. “Mi prenderò del tempo per riposarmi e riprendermi. Sono estremamente deluso dalla sentenza”.
I legali di Djokovic difficilmente procederanno a ulteriori ricorsi. I tempi tecnici per una nuova udienza, infatti, non consentirebbero comunque al numero uno Apt di scendere in campo, in quanto la sua presenza era prevista già domani sera. Al suo posto, in tabellone figurerà un italiano, Salvatore Caruso, numero 150 del ranking. Alla Rod Laver Arena, il “lucky loser” (il terzo del torneo dopo Escobedo e Joao Sousa) affronterà il serbo Kecmanovic. Resta da capire cosa succederà in futuro, dal momento che secondo la legge australiana, un’espulsione comporta anche un divieto di ritorno nel Paese valido per i successivi tre anni. Una normativa che, però, prevede alcune eccezioni. Fino al momento dell’espulsione, il serbo resterà in stato di fermo a Melbourne.
Le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche fra qualche ora ma la decisione dei giudici conferma sostanzialmente quanto già disposto dalle autorità dell’Australia. La revoca del visto era stata dovuta proprio alla decisione di Djokovic di non sottoporsi al vaccino anti-Covid, accedendo peraltro in un Paese in cui vigono regole fra le più rigide in proposito. “Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese. Sono a disagio che l’attenzione delle ultime settimane sia stata su di me e spero che ora possiamo concentrarci tutti sul gioco e sul torneo che amo”.
A inizio pandemia, lo stesso Djokovic era finito sotto i riflettori mediatici per l’organizzazione dell’Adria Tour, nel giugno 2020. Un evento benefico organizzato a Zara senza però il rispetto dei protocolli di protezione individuale e di distanziamento sociale. A seguito del torneo, numerose persone sono risultate positive al Covid-19. Contro il serbo erano state mosse dure critiche.
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