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Il Papa: “Quella di Gesù non è una gioia annacquata ma piena e disinteressata”

“Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. Il passo che conclude la lettura evangelica odierna non parla di un miracolo. La parola utilizzata, “segno”, rimanda a una riflessione forse addirittura più profonda. Lo ricorda Papa Francesco nell’Angelus domenicale in Piazza San Pietro, spiegando che il segno “è un indizio che rivela l’amore di Dio, che non richiama cioè l’attenzione sulla potenza del gesto, ma sull’amore che lo ha provocato“. Un gesto che “ci insegna qualcosa dell’amore di Dio, che è sempre vicino, tenero e compassionevole”. Ed è un segno quello che si manifesta nelle Nozze di Cana, durante le quali viene a mancare un elemento essenziale come il vino. Un problema di cui si accorge Maria che “lo segnala con discrezione a Gesù”.

Il segno discreto di Gesù

Tutto si svolge in modo riservato: “Gesù dice ai servi di riempire le anfore d’acqua, che diventa vino. Così agisce Dio, con vicinanza, con discrezione. I discepoli di Gesù colgono questo: vedono che grazie a Lui la festa di nozze è diventata ancora più bella”. Quello di Gesù è un aiuto disinteressato, “tanto che i complimenti per il vino buono vanno poi allo sposo, nessuno se ne accorge, soltanto i servitori”. Per questo nei discepoli (e non solo), “comincia a svilupparsi in loro il germe della fede, cioè credono che in Gesù è presente Dio, l’amore di Dio”. Il primo segno compiuto da Gesù non è quindi “una guarigione straordinaria o un prodigio nel tempio di Gerusalemme, ma un gesto che viene incontro a un bisogno semplice e concreto di gente comune, un gesto domestico, un miracolo, diciamo così, ‘in punta di piedi’, discreto, silenzioso”.

I segni del Signore

Ma nel segno di Cana c’è anche un altro tratto distintivo: “In genere il vino che si dava alla fine della festa era quello meno buono… Gesù, invece, fa in modo che la festa si concluda con il vino migliore. Simbolicamente questo ci dice che Dio vuole per noi il meglio, ci vuole felici. Non si pone limiti e non ci chiede interessi. Nel segno di Gesù non c’è spazio per secondi fini, per pretese verso gli sposi. No, la gioia che Gesù lascia nel cuore è gioia piena e disinteressata. Non è una gioia annacquata”. Per questo l’invito del Santo Padre è a “frugare tra i ricordi alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto” nella nostra vita”. Ognuno di noi “nella sua storia ha di questi momenti. Andiamo a cercare quei segni, facciamo memoria”.

Damiano Mattana

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