Castelluccio di Norcia: “Il terremoto rispetto alla pandemia era il nulla”

Le popolazioni colpite dal sisma devono fare i conti con l'incertezza di una seria ripresa economica delle piccole attività

Alcune parti dimenticate dell’Italia. Le regioni colpite dal sisma nel centro Italia affogano in un silenzio inesorabile. Già il maledetto terremoto aveva fatto inginocchiare la popolazione, sferzata al cuore dalle vittime, dalle case cadute, dalle attività chiuse per sempre. Poi un raggio di sole, la forza dei cittadini di rialzarsi e ricominciare da capo, con niente in mano. Ma oggi, il Coronavirus arriva a ricoprire di nero quel raggio. A Castelluccio di Norcia è iniziata la semina della lenticchia ma il Covid-19 spaventa a morte gli agricoltori.

Le parole

Il terremoto rispetto a questa pandemia mondiale era il nulla. Stiamo seminando senza avere alcuna consapevolezza di che mercato troveremo tra qualche mese” ha detto Gianni Coccia, portavoce della categoria. “Pensavamo – ha commentato Coccia – che con i terremoti del 2016 si fosse toccato il fondo, invece il vero disastro è questo. Anche perché con il sisma abbiamo ricevuto la solidarietà di tutti, oggi invece c’è un Paese intero che ha bisogno di aiuti”. Lo scorso anno vennero seminati circa 500 ettari per una produzione di circa 3 mila quintali di lenticchia. “Quest’anno staremo a vedere come evolve questa emergenza, se dovesse perdurare semineremo un quantitativo minore”, ha concluso Coccia. Preoccupato di quello che sta accadendo è anche Antonio Palombi, pastore e produttore di carne ovina di Cascia. “E’ una nuova mazzata – ha chiosato – e noi non possiamo fermarci perché le nostre bestie mangiano tutti i giorni, il ciclo della natura va avanti”. Per Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria, quella che “stiamo vivendo è una situazione molto complessa e nelle zone colpite dal sisma lo è doppiamente, ma dobbiamo reagire e il primo modo per farlo è mangiare italiano”.