Australia e Nuova Zelanda, le due facce della pandemia in Oceania

Il governo Morrison chiude le frontiere a chi viene dall'estero, Ardern esulta per i primi dieci giorni senza contagi dal nuovo lockdown

C’è chi chiude per tutelarsi dalla recrudescenza del virus, e c’è invece chi esulta per averla già contenuta. Il tutto, a una manciata di chilometri di distanza e con appena un tratto di mare a far da cuscinetto. L’Australia serra le frontiere per tutto il prossimo anno, aspettando con fiducia l’arrivo di un vaccino contro il coronavirus che possa consentire al governo Morrison di fare un passo indietro sulla decisione prima del termine previsto. La Nuova Zelanda, invece, esprime soddisfazione per il risultato ottenuto con le drastiche chiusure operate non appena l’indice del contagio (già di per sé contenuto) è risalito fra l’Isola del Nord e l’Isola del Sud. Una strategia, quella del governo di Jacinda Ardern, che alla lunga ha premiato: ieri, la premier in persona aveva annunciato come per la prima volta, dopo il nuovo lockdown, fossero passati dieci giorni senza l’ombra di un contagio.

Il lockdown preventivo di Wellington

La panacea neozelandese è stata chiara fin dal principio: chiusura totale non appena la situazione sembra peggiorare. E ritorno a una vita normale subito dopo l’azzeramento dell’incidenza del virus. Con l’obiettivo di debellarlo completamente piuttosto che conviverci limitando i danni. Del resto, la stessa Ardern non si era detta convinta delle strategie messe in atto dagli altri Paesi, fermo restando come gli abitanti totali del Paese arrivino appena a sfiorare i 5 milioni. Oggettivamente una situazione più controllabile ma è anche vero che il Paese ha reagito alle chiusure osservando le indicazioni alla lettera. E conferendo fiducia praticamente totale alla premier che, fra due giorni, al 99% incasserà la rielezione.

Frontiere chiuse in Australia

I vicini australiani, nel frattempo, confermano la strategia dei confini sigillati: niente entrate nel Paese finché non arriverà il vaccino. Né turisti né studenti se in arrivo dall’estero, come confermato dal ministro del Tesoro, Josh Frydenberg. In un Paese dove, a oggi, si segnalano 27.182 contagi e 897 morti totali. La strategia del governo di Scott Morrison seguirà questa strategia, con l’intento di ridurre l’andamento pandemico in modo drastico. Regolamentando rigidamente sia le partenze degli australiani che i rimpatri (quarantena obbligata in hotel prima di tornare a casa). Con buona pace di settori già in sofferenza come quello turistico.