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Alluvioni in Germania, l’Angelus del Papa: “Il Signore sostenga l’impegno di tutti”

Almeno 156 vittime, un migliaio di dispersi, case spazzate via. Le alluvioni che hanno colpito l’Europa centro-occidentale hanno portato con sé un’ondata di morte e distruzione, laddove la pandemia aveva già provocato oltre un anno di sofferenze. La furia dell’acqua non ha fatto sconti. E nell’Angelus domenicale, Papa Francesco ha riservato una preghiera alle vittime e ai loro familiari, oltre che per tutti coloro che hanno perso la loro casa e i loro averi. “Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni di Germania, Belgio e Olanda colpite da catastrofiche alluvioni – ha detto il Santo Padre -. Il Signore accolga i defunti e conforti i familiari. Sostenga l’impegno di tutti per soccorrere chi ha subito gravi danni”.

L’Angelus di Papa Francesco

Una preghiera che il Papa rivolge al termine dell’Angelus, incentrato su un passo evangelico che mette in risalto due aspetti importanti della vita di Gesù. Innanzitutto il riposo, al quale Cristo invita gli apostoli tornati dalla loro missione. In questo modo, elargisce un insegnamento prezioso: “Anche se gioisce nel vedere i suoi discepoli felici per i prodigi della predicazione, non si dilunga in complimenti e domande, ma si preoccupa della loro stanchezza fisica e interiore”. Questo perché vuole metterli in guardia dalla frenesia e dal rischio del protagonismo. Per questo occorre riposare, nel vero senso del termine. “Fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie”. L’invito del Papa è chiaro: “Impariamo a sostare, a spegnere il telefonino, a contemplare la natura, a rigenerarci nel dialogo con Dio”.

Compassione e contemplazione

I discepoli, però, “non possono riposare come vorrebbero. La gente li trova e accorre da ogni parte”. Ed è qui che subentra il secondo insegnamento, quello della compassione. “Solo il cuore che non si fa rapire dalla fretta è capace di commuoversi, cioè di non lasciarsi prendere da sé stesso e dalle cose da fare e di accorgersi degli altri, delle loro ferite, dei loro bisogni”. E la compassione, spiega il Pontefice a conclusione dell’Angelus, nasce dalla contemplazione. “Se restiamo in contatto con il Signore e non anestetizziamo la parte più profonda di noi, le cose da fare non avranno il potere di toglierci il fiato e di divorarci”.

Damiano Mattana

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