Sanità, il Ministro Speranza fissa gli obiettivi: “Stop a tagli e disuguaglianze”

Superticket, standard di prestazioni sanitarie e, soprattutto, parità di trattamento da Regione a Regione: tocca tutti i punti caldi del tema Sanità pubblica il ministro della Salute, Roberto Speranza, che traccia la linea del dicastero a sua guida, con l'obiettivo dichiarato di porre fine alla stagione dei tagli e di fornire assistenza egualitaria. “L’aumento del fondo sanitario nazionale di 2 miliardi – ha spiegato il ministro a In Terris – e gli altri 2 miliardi di investimenti in infrastrutture previsti saranno la chiave di volta per ridurre il gap tra le aree del Paese”. Un modo per pareggiare le disparità territoriali, offrire un servizio equo di respiro nazionale e rilanciare la sanità pubblica italiana.

 

Da settembre 2020 sarà abolito il superticket? 
“Certamente. Dall’anno prossimo non si pagherà più. Abbiamo tolto la tassa più iniqua per i nostri cittadini, quella sulla salute. Dobbiamo rimuovere le barriere economiche per l’accesso alle cure, perché nel nostro Paese sono troppi i cittadini che rinunciano a curarsi per motivi economici. Ogni volta che un solo cittadino non si cura come dovrebbe si è dinnanzi a una sconfitta dello Stato. È sempre più necessario salvaguardare l’universalismo del nostro sistema sanitario che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri costituenti”. 

Come intende operare per diminuire il divario nel livello di prestazioni sanitarie nelle diverse Regioni?
“Con questa prima Legge di bilancio che stiamo per approvare in Parlamento abbiano ottenuto risultati importanti che saranno fondamentali nella lotta alle disparità tra le diverse Regioni. L’aumento del fondo sanitario nazionale di 2 miliardi e gli altri 2 miliardi di investimenti in infrastrutture previsti saranno la chiave di volta per ridurre il gap tra le aree del Paese dove il sistema è più efficiente e quelle in cui ancora ci sono difficoltà. Più risorse significa poter migliorare le strutture, le dotazioni tecnologiche e quindi la qualità dell’assistenza per tutti i cittadini”. 

Ritiene che vadano nazionalizzate l’Ilva e l’Alitalia?
“Stiamo parlando di due settori strategici per la struttura economica del nostro Paese. L’Italia è la seconda industria manifatturiera d’Europa e questo richiede la salvaguardia di una produzione siderurgica all’altezza della nostra economia. Ora dobbiamo fare tutti gli sforzi necessari nella trattativa con Arcelor-Mittal perché sia garantita la produzione e i livelli lavorativi, nel rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente. Allo stesso modo dovremo seguire con attenzione la vicenda Alitalia su cui, in passato, sono stati commessi molti errori. In entrambi i casi il ruolo del Governo sarà centrale per verificare tutte le opzioni possibili e per rilanciare entrambe le realtà. Se fosse necessario, valuteremo anche ipotesi di partecipazioni pubbliche. Se c’è da difender asset strategici nazionali lo stato non deve avere paura”.

Il nostro giornale ha approfondito il tema dei farmaci di fascia C non coperti dalla mutua eppure fondamentali per la salute. Come intende operare il governo in conferenza stato regioni sulla spesa farmaceutica?
“Insieme all’Aifa analizzeremo se ci sono casi specifici di farmaci attualmente non rimborsati che è necessario mettere a carico del sistema sanitario. Certamente non possiamo permettere che per patologie importanti i costi delle terapie siano a carico dei cittadini”. 

Quali sono i provvedimenti che ha in mente per rilanciare la sanità pubblica?
“Dobbiamo tornare alle origini e ai principi dell’art. 32 della Costituzione, lavorando per ridurre le disuguaglianze e garantire che tutti possano avere lo stesso livello di cure, indipendentemente da quanto una persona guadagna o dalla Regione in cui vive. Su questo sto mettendo tutto il mio impegno. Ora è finita la stagione dei tagli alla sanità. L’aumento dei fondi, l’investimento in tecnologie messe a disposizione degli studi dei medici di famiglia, il progressivo superamento del blocco del turn over per le assunzioni di medici e infermieri, una riforma del sistema formativo per l’accesso alla professione e la prossima firma del Patto della Salute insieme alle Regioni sono tutti tasselli di una tutela complessiva del nostro servizio sanitario che, a 40 anni dalla sua istituzione nel 1978, ha ora bisogno di un cambio di passo e di un vero rilancio”. 

Qual è un corretto modello di integrazione tra sanità pubblica e sanità privata? Può funzionare per tutta Italia il modello Lombardo?
“Le nostre Regioni hanno autonomia nell’organizzazione dell’offerta di salute. In Lombardia è certamente importante la presenza di strutture private, spesso di qualità, convenzionate col sistema sanitario regionale. In altre realtà è minore la presenza del privato convenzionato. Ritengo, comunque, che questa forma di sussidiarietà a sostegno del servizio pubblico sia un elemento del nostro sistema. L’importante per me è la centralità del paziente, che deve essere la nostra bussola irrinunciabile. Lavorerò sempre a difesa del Servizio Sanitario Nazionale, nel rispetto della Costituzione”.

Gli hospice per malati di cancro vengono distribuiti in Italia in base alla concentrazione degli abitanti e non per numero di malati e così in Lombardia ce ne sono il doppio che in Sicilia. Ciò ha effetti paradossali nella Val d’Agri e nella terra dei fuochi dove la percentuale dei malati è molto più alta della media nazionale ma la concentrazione di popolazione è minore. Cosa intende fare per porre rimedio a questo tragico paradosso?
“Il caso Ilva di Taranto è rappresentativo di cosa vogliamo fare. Ho portato al tavolo del Governo la proposta di potenziare i presidi sanitari sul territorio, che negli anni ha riscontrato una concentrazione di determinate patologie potenzialmente legate all’inquinamento ambientale. Credo che, allo stesso modo, in altre realtà che ne avessero bisogno, dobbiamo far sentire forte la presenza dello Stato e rafforzare l’assistenza sanitaria, che è una delle misure più significative in questo senso”. 

Ministro, secondo lei, come va la “salute” della politica italiana?
“Abbiamo di fronte una grande opportunità e insieme una grande responsabilità. Questa alleanza di Governo progressista e riformista costituisce un’occasione che non dobbiamo perdere per lavorare al rilancio del nostro Paese nel segno della riduzione delle disuguaglianze che si traducono in sofferenza per molte famiglie. Come per i malati dobbiamo ridurre al minimo gli eventi avversi per migliorarne la salute. Nel nostro modo di fare politica dobbiamo abbassare il livello di litigiosità puntando a fare squadra. Penso che con l’inizio del nuovo anno sia necessario lanciare insieme alle altre forze di coalizione una grande iniziativa politico-programmatica per fissare l’agenda del 2020 ed avere uno sguardo di prospettiva che vada oltre le emergenze quotidiane”.

A cura di Aldo Buonaiuto