Fuga dal centrodestra

Nel Movimento 5 Stelle regna sovrano il caos per le liste. A soli due giorni dalla scadenza per la presentazione delle candidature, una grana giudiziaria a carico della capolista nel Nord Ovest, Mariangela Danzì, ha fatto aumentare i già noti mal di pancia emersi nei giorni scorsi tra i pentastellati contro la decisione di candidare come capolista elementi esterni al movimento. Una di queste è proprio Danzì, indagata a Brindisi per il reato di “invasione di terreni pubblici”.

Secondo il Movimento si tratta di “indagini irrilevanti”, per cui la sua candidatura non sarà ritirata. Comunque è un problema. E qualche tensione c’è  anche all'interno della Lega, le cui liste verranno presentate al fotofinish, stasera. Anche nei giorni scorse sono susseguite le riunioni nella sede di Via Bellerio, mentre il potente governatore del Veneto, Luca Zaia, lanciava il suo avvertimento, mettendo le mani avanti circa l’adeguata presenza di candidati veneti nel Nord-Est. “Matteo Salvini è il segretario del partito ed è quindi il garante di tutta l’operazione. Non mi risulta – ha osservato – che i posti fissati per il Veneto siano quattro. Sono solo notizie giornalistiche. E so quanta attenzione abbia Salvini nei nostri confronti”.

Liste a parte, all’interno del centrodestra si continua a discutere delle conseguenze del voto sul governo. Dopo l’affondo di Giorgia Meloni che ha chiesto alla Lega la fine dell'alleanza con i Cinque Stelle e nuove elezioni, arriva la replica di Salvini secondo cui sbaglia chi usa il voto europeo “per un regolamento dei conti italiano”. Insomma, si annuncia una campagna elettorale tesa, come una sfida all'ultima preferenza con tutti i leader in campo, a partire da Silvio Berlusconi. La sua ennesima ridiscesa in campo non sarà però turbata da udienze: il Tribunale di Milano ha infatti accolto la richiesta della sua difesa “di rinvio” del processo Ruby ter per la campagna elettorale.  

Se la Giustizia alza le mani lo stesso fanno gli esponenti azzurri e quelli di Lega e Fdi, a dimostrazione che il centrodestra, come ha spiegato bene Paolo Romani, non esiste più. O almeno, il cartello elettorale che conoscevamo ha presentato istanza di fallimento. “Il centrodestra italiano in corso di riorganizzazione con l'asse Salvini-Meloni guarda oltre Berlusconi e Forza Italia. E' un centrodestra che va oltre le regole e mette in campo elementi che destabilizzano non solo le stesse regole ma anche i valori su cui è fondata la Repubblica. Questo cambia i connotati e l'assetto istituzionale dell'Italia, oltre alla sua collocazione internazionale”, sostiene Piero Fassino, intervenendo alla presentazione del libro di Fabrizio Cicchitto “Storia di Forza Italia, 1994 – 2018”. Un ragionamento, quello dell’ex sindaco di Torino, di buonsenso, che fotografa bene la realtà dei fatti. Che lo si voglia o no il dato oggettivo è quello del superamento di Berlusconi, tema che, paradossalmente, riguarda anche gli azzurri. “Toti afferma che voterà Silvio Berlusconi alle europee, ma ai suoi suggerirà forse di votare Meloni? Questo suo atteggiamento, voler tenere due piedi in una scarpa è incomprensibile oltre che inaccettabile”, ha affermato Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia.

Un sentimento che, nei salotti romani e non, condividono in molti. “Il nostro presidente Berlusconi si è candidato, è sceso in campo con grande coraggio e senso di responsabilità verso il Paese. Questo”, avverte, “dovrebbe bastare per mettere tutti a tacere. Bisogna essere tutti in campo al fianco del Presidente per vincere questa grande scommessa tanto importante per Forza Italia e per l'Europa. Occorre mettere da parte antipatie, simpatie e modi diversi di intendere il rilancio del partito”. Già il rilancio del partito… Ma quale partito ormai? Tutti guardano al futuro e tutti sanno che nella Lega sono già ai posti in piedi, così strizzare un occhio a Fratelli d’Italia diventa quindi una necessità. Se non addirittura una priorità. “Giorgia Meloni ha la mia attenzione perché è stata tra i primi a dire: 'sono disponibile a mettere in discussione il mio partito, la mia organizzazione, le mie bandiere', che di certo porta nel cuore, per confluire in un movimento più grande e aperto”,  ha affermato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti,  “ma sono disposto a confrontarmi con tutti coloro che abbiano voglia di seguire un percorso inclusivo e democratico”. Dunque nuove regole e nuove linee di dialogo. Semmai, ora, la domanda vera è se la Meloni e Salvini si fidanzeranno davvero e o se il leghista finirà con il mandare in scena la solita vecchia storia: sedotta e abbandonata, ma solo dopo le europee.